mercoledì 24 dicembre 2008
credi in Babbo Natale?
Se non ci credi, avrai un Natale disincantato, forse pieno di regali, ma non d'amore.
Scegliamo di credere ancora in Babbo Natale, cioè nei sogni, nell'immaginazione, nell'impulso a cambiare il mondo. E così il Natale, e la vita, saranno ricolmi di senso.
Tanti auguri a tutti per un sereno Natale e uno splendido 2009!
(I believe in Father Christmas, performed by U2, Greg Lakes' cover)
venerdì 19 dicembre 2008
tecnica e cuore
Galileo non diresse il suo nuovo e scintillante strumento tecnico - il telescopio - verso le navi nemiche, come ci si sarebbe aspettati. Lo diresse verso il cielo ...
... e da quel gesto, da quell'intuizione, dal suo cuore, si puó dire, nacque la modernitá!
giovedì 18 dicembre 2008
tecniche creative
1 - predisposizione
La fase di predisposizione interessa la creazione di quelle circostanze essenziali nell'organizzazione che sono il passo preliminare per lo sviluppo della creatività: il clima aziendale, lo stile di leadership, la cultura organizzativa e del sistema. Inoltre, questa fase interessa anche la definizione degli obiettivi del business, l'allocazione delle risorse, l'organizzazione dei seminari e corsi di formazione sulle tecniche creative e la scelta di tutors per il processo di innovazione. Infine, in questa fase si va a definire il gruppo di lavoro per la realizzazione delle sessioni.
2 - mappatura esterna
In questa fase sono incluse una serie di attività che cercano di collegare le idee con l'ambiente esterno all'azienda, l'identificazione di nuovi e latenti bisogni, l'utilizzo di talenti, di nuove opportunità ed abilità. In questa fase viene considerato anche lo studio delle strategie dei competitors, sia ai margini sia al centro del proprio settore. Inoltre, nella mappatura esterna, è inclusa la valutazione delle implicazioni economiche dei possibili cambiamenti del mercato, così come dei prezzi, dei profitti, della distribuzione del capitale umano e della possibilità di creare valore all'interno del settore in cui si trova l'azienda.
3 - mappatura interna
La fase di mappatura interna interessa l'identificazione e la valutazione di tutte le risorse aziendali, al fine di promuovere lo sviluppo di un nuovo business attraverso lo sfruttamento del proprio potenziale aziendale. La mappatura interna include anche uno studio interno per l'identificazione dei malfunzionamenti, dei processi e dei prodotti che possono essere migliorati.
4 - generazione idee
Questa fase interessa la generazione vera e propria delle idee, che potrebbe avvenire sia a livello individuale sia a livello di gruppo, sempre che tutte le persone condividano il fatto che la soluzione migliore sia composta dalla combinazione di contributi apportati da parte di tutte le persone.
5 - valutazione
La fase di valutazione consiste nella selezione delle migliori idee in accordo con i criteri di giudizio interni all'azienda.
228 tecniche creative sono state mappate e classificate all'interno di questa metodologia. Date un'occhiata sul sito.
venerdì 12 dicembre 2008
creativity and innovation - european year 2009
martedì 9 dicembre 2008
stay tuned
E' da un bel po' che non riesco a scrivere.
Agli impegni di lavoro si unisce la ricerca e la scrittura per il prossimo libro. Come avevo giá anticipato a qualcuno, sará un libro dedicato all'auto-organizzazione emergente dal basso.
Secondo il premio Nobel Philip Anderson, il mistero piú affascinante della scienza.
E in effetti si fa un viaggio tra laser, strutture dissipative, reazioni chimiche, il DNA, stormi di uccelli, colonie di formiche, eco-sistemi simulati al computer, Wikipedia, e molto altro ancora. Fino ad arrivare a modelli organizzativi innovativi, che promettono di rivoluzionare la nostra concezione delle imprese.
Stay tuned...
mercoledì 26 novembre 2008
leadership agile nella complessitá
Il generale ha volato per migliaia di ore e al momento é capo del Primo Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Ordinamento e Personale. É autore del libro, recentemente edito da Guerini, Leadership agile nella complessitá. Sottotitolo: Organizzazioni, stormi da combattimento.
Lo sto leggendo, mi sta affascinando, non posso che consigliarlo. Ma ci ritorneró sopra con maggior calma, gli dedicheró un post non appena lo avró terminato. Per il momento lascio la parola alla presentazione che ne fa l'autore stesso, riportando in home page il commento lasciato al mio precedente post. Con l'entusiasmo di un cammino convergente... (citando la dedica autografata che mi ha fatto).
Caro Luca,
molto volentieri visito questo tuo "nodo della rete", che mi sorprende, come mi ha sorpreso e affascinato il convegno di Milano su P.M. e Complessità.
Sorpresa è perché quando ho cominciato a ricercare nelle corrispondenze tra la nuova scienza della complessità e del caos e i sistemi organizzativi ho nell'intimo dubitato di me stesso. Vedere gente del livello tuo e degli altri convergere tanto consapevolmente è stata una bella sorpresa. Come vedere il coraggio che tu hai ben descritto, da parte di organizzatori, ricercatori e partecipanti al convegno.
Per me, che inizio il mio libro con una nota critica sulla cultura organizzativa del Bel Paese, è stata bello e consolante. Il libro che mi hai chiesto di presentare, "Leadership agile nella complessità - Organizzazioni, Stormi da Combattimento", Giancotti & Shaharabani, Edizioni Guerini, descrive un percorso emergente da esperienze e direzioni molto diverse da tutte quelle dei partecipanti, ma straordinariamente convergenti.
L'enfasi che pone, attraverso prospettive multidisciplinari (antropologica, storica, della complessità e dell'esperienza operativa) è tuttavia sulla relazione di leadership come "attrattore" dei sistemi complessi umani, l'elemento massimamente influente su di essi.
L'intendimento è di dare strumenti concettuali e pratici per confrontarsi con processi complessi, ove la logica lineare positivista che ancora tanto ci condiziona funziona male.
Io sto lavorando concretamente con queste strategie da qualche tempo ormai e mi sono convinto che funzionano. Aiutano anche a vivere meglio e sono applicabili all'umanità come alla vita del singolo.
Sul libro si parla di casi concreti, per chi ha voglia di giudicare personalmente. Comunque, ora mi sento in buona compagnia. Complimenti per il tuo, di coraggio intellettuale, e per il tuo lavoro. A risentirci.
Fernando Giancotti
domenica 23 novembre 2008
progettare una nuova via
Perchè forse, ti dici, gli approcci e gli strumenti che uso tutti i giorni come project manager, si chiamino WBS, project charter o diagramma di Gantt, forse non sono sempre adeguati. E proprio da questa sensazione provata da chi è ogni giorno sul campo è nata questa ricerca all'interno del PMI-NIC, grazie al coraggio di Walter Ginevri e al mentoring di Francesco Varanini.
Coraggio, certo. Perchè se mettete su google project management and complexity trovate un po' di materiale, ma principalmente la complessità è intesa nella sua accezione di complicatezza, rimandando alla linearità delle pieghe di un foglio e non all'intreccio non lineare di persone, relazioni, connessioni, mondi. Se infatti si mette project management and complex systems si trova molto meno. Alla fine, si capisce che, sul tema, nella letteratura mondiale c'è davvero poco, quasi niente. E quindi ci vuole coraggio per iniziare questo cammino.
Ci vuole coraggio soprattutto perchè è molto più comoda la prevedibilità, l'illusione di sicurezza della linearità. E' quello che vorremmo, sarebbe tutto molto più facile. E' quello che si aspettano i nostri collaboratori: che si prendano decisioni, rapidamente, senza ripensamenti, perchè se no che manager sei...!!!! E' quello che vorremmo, però, se ci guardiamo bene dentro, non possiamo che ammettere a noi stessi che è una vana illusione. Davvero il progetto è (solo) una somma di attività? Davvero è possibile pianificare e poi rispettare il piano iniziale? Davvero il tempo è solo una sequenza lineare di attività governate da rapporto deterministico FINE-INIZIO?
Certo, gli strumenti che abbiamo sono indispensabili. Altrimenti non ci capiremmo proprio niente. Quindi, sia lode alla WBS, al project charter, al Gantt! Però.
Però, quando l'inaspettato si realizza, quando il Tesoro delle possibilità ci sorprende una volta di più, quando dopo la continuità si presenta improvvisa la discontinuità, è il momento di integrare gli strumenti lineari, deterministici, con approcci e strumenti ispirati alla complessità. Ad esempio che il project charter sia emergente dai diversi mondi degli stakeholders. Oppure che le emergenze siano monitorate in un diagramma. O ancora che la narrazione riconduca ad unità. E così via.
Sono solo primi semi del bagaglio che accompagnerà sempre di più il viaggio di ogni project manager. Primi semi emergenti dal basso, da un gruppo di pm coraggiosi e appassionati. Lasciano intravvedere una via. Adesso, mettiamoci in viaggio, nuovamente, che tanto lo sappiamo che il viaggio non finisce mai.
mercoledì 19 novembre 2008
agenda complessa
Venerdí 21 novembre a Milano l'evento Progetti e complessitá 2008, per una riflessione su project management e complessitá. Saró tra i relatori, insieme a Gianluca Bocchi, Alberto F. De Toni e Fernando Giancotti.
Lunedí 1 dicembre a Napoli, alle ore 11 presso l'Aula Magna dell'Universitá degli Studi Suor Orsola Benincasa, conferimento della laurea magistrale Honoris Causa in Scienze dell'Educazione a Edgar Morin. La lectio di Morin si intitolerá: I sette saperi per un'educazione al futuro.
venerdì 14 novembre 2008
leonardo e l'expo
Mi sembra una gran bella dichiarazione di intenti.
Per colmare il divario tra le due culture, segnalato giá nel 1959 da Charles Snow.
Ricordarsi, peró, che oggi Leonardo é la rete, é disperso, é molti. Emerge dal basso. Se questo sará il Leonardo che fará da modello, ne guadagnerá l'intero sistema Paese.
mercoledì 5 novembre 2008
michael crichton
Altre volte ho qui ricordato scienziati della complessità (ad esempio Edward Lorenz, scomparso anch' egli quest' anno). In questo caso ricordo un amante della teoria della complessità, soprattutto affascinato dall'idea dell'orlo del caos.
Nella prefazione del suo libro Il mondo perduto cita questo passo sull'orlo del caos di Ian Malcolm, immaginario studioso dell’Istituto di Santa Fe e protagonista del romanzo:
È una zona di conflitto e di scompiglio, dove il vecchio e il nuovo si scontrano in continuazione. Trovare il punto di equilibrio è una faccenda delicatissima: se un sistema vivente si avvicina troppo al margine, rischia di precipitare nell’incoerenza e nella dissoluzione; ma se si ritrae troppo diventa rigido, immoto, totalitario. Entrambe queste evenienze portano all’estinzione. L’eccessivo cambiamento è letale quanto l’eccessivo immobilismo. I sistemi complessi prosperano solo al margine del caos.
Ed ecco, nel film tratto dal suo Jurassic Park, come viene spiegato il caos...
E allora, che riposi in pace. O, se preferisce, in dinamico equilibrio all'orlo del caos.
martedì 4 novembre 2008
responsabile delle risorse umane, responsabile del cambiamento sistemico
Volendo sintetizzarlo, vengono individuate due principali dimensioni di azione (o, a volte, non-azione consapevole) per l’HR Manager. Sul piano individuale é necessario educare, nel senso etimologico del termine, cioé aiutare ogni collaboratore a riconoscere in sé e poi a mettere a disposizione degli altri i propri talenti. Sul piano della collettivitá di riferimento, é necessario saper creare il contesto necessario allo sviluppo, trasformando l’azienda “da un luogo di lavoro dove si contrappongono interessi divergenti, in una comunità con delle finalità e un sistema valoriale comuni”.
Il Responsabile delle Risorse Umane (ma forse a questo punto bisognerebbe trovargli un altro nome...), cambiando innanzitutto il modo di intendere il suo ruolo, agisce come catalizzatore innescando il cambiamento dell’intera organizzazione.
Non é piú tempo per mansionari onnicomprensivi che dirigono i comportamenti: invece, poche regole di base per mettere al centro i valori di riferimento. Linee guida che incoraggino l’azione in prima persona, e, in generale, l’aumento dei punti di vista presenti all’interno dell’organizzazione, per decisioni consapevolmente piú complesse. Ed ecco che, cambiando il modo di intendere il suo ruolo, il Responsabile delle Risorse Umane evidenzia il valore delle differenze, intelligenza fluida delle persone in azione, fonte di flessibilitá, capacitá di adattamento. E, tollerando limitati conflitti, ne dimostra il valore come sorgente di creativitá. Certo, come dice Marta, é ancora necessario intervenire sui conflitti e, ove possibile, prevenirli. Ma, sempre piú, l’HR Manager é chiamato a gestirli dinamicamente, portandoli fino all’orlo del caos e infine ricercando soluzioni win-win al momento opportuno.
Poche regole di base, diversitá, gestione dinamica dei conflitti: sfide importanti per il Responsabile delle Risorse Umane. Innanzitutto perché si tratta di atteggiamenti controintuitivi che troveranno forti resistenze all’interno dell’azienda, sia in alto che in basso.
La proprietá si aspetta ancora ordine, razionalitá, controllo... “altrimenti, perché paghiamo un manager come te?”. Ma, non solo. Anche tutti i collaboratori opporranno resistenza: ci si aspetta che chi sta in alto abbia ancora le risposte definitive, dia prova di chiarezza di visione e decisionismo, imponga le regole... “altrimenti, perché paghiamo un manager come te?”. E’ molto piú tranquillizzante, sicura, la gerarchia. Chi é il mio capo? Chi riporta a me? Qual é la mia job description? A queste domande ci si aspetta ancora risposte nette, possibilmente formalizzate su un foglio di carta firmato. Perché poi le questioni pratiche, che ogni giorno viviamo in azienda, sono queste...
E allora il Responsabile delle Risorse Umane che vuole essere il motore del cambiamento in direzione della complessitá deve essere pieno di coraggio. Dovrá, come visto, scontrarsi con molte porte chiuse. E, soprattutto, dovrá impostare un cambiamento sistemico, un vero e proprio nuovo paradigma che potrebbe scardinare modelli mentali radicati e che hanno funzionato molto bene fino ad oggi, portando crescita costante, aumento del fatturato, profitto.
Innanzitutto un cambiamento culturale: fare capire che quel modello non é piú sufficiente. E poi il cambiamento diventa organizzativo: nuovi modelli di impresa (ad esempio l’organizzazione cellulare, quella olografica, quella olonica, quella circolare, ecc.) si impongono, superando la “vecchia gerarchia”. Ancora, il cambiamento tocca i processi, sempre piú orientati all’imprenditorialitá e al rapporto continuo con il consumatore (ad esempio, nel processo di innovazione, l’approccio open innovation, lead-users, ecc.). E poi, lo sappiamo, si va a finire sempre lí: e i salari, i benefit, quote fisse o variabili? Tutto il sistema di indicatori di prestazione sui quali valutare quote sempre maggiori del salario variabile annuale va ripensato coerentemente con questo cambiamento sistemico.
Il Responsabile delle Risorse Umane diventa di fatto il Responsabile del Cambiamento Sistemico. Ci vuole, peró, una buona dose di coraggio...
venerdì 31 ottobre 2008
master in evolutionary management
Interverranno:
- Marcella Mallen, Presidente di Manageritalia Roma
- Alberto Felice De Toni, Preside della Facoltà di Ingegneria Gestionale di Udine e Direttore Scientifico del Master, co-autore dei libri sulla complessitá Prede o ragni e Viaggio nella complessitá
- Giuseppe Carrella, ex AD di TSF Tele Sistemi Ferroviari ed autore del libro Provocazioni Manageriali
- Federica Ghetti, presidente di managerzen, che presenterà la struttura dell'executive Master in avvio a marzo 2009.
lunedì 27 ottobre 2008
progetti e complessitá 2008
Le metodologie e le best practice di project management sono basate essenzialmente su approcci strutturati e modelli predittivi in cui si tende ad estrapolare gli andamenti del passato per stimare quelli futuri. L'esperienza pratica, in particolare quella vissuta quotidianamente dai Project Manager, evidenzia altresì come la natura di un progetto, da intendersi come la “creazione di qualcosa che non c'è ancora”, sia sempre meno riconducibile ad approcci di tipo “lineare”.
da propri soci e coordinata da Francesco Varanini in qualità di Mentor. E ha chiamato a confrontarsi pubblicamente sul tema in questo convegno: Gianluca Bocchi, Alberto F. De Toni, Fernando Giancotti, Luca Comello.
Questi alcuni dei temi e delle “provocazioni” che saranno oggetto di confronto fra i relatori e di dibattito aperto al pubblico:
- un progetto possibile sta nell'area di sovrapposizione tra i mondi dei vari stakeholders, ognuno dei quali porta con sé una propria idea e una pratica esperienziale che va analizzata e compresa;
- ciò che dà ragione di un progetto, è la presenza di un medesimo algoritmo genetico che accomuna i vari sottoprogetti rendendoli assimilabili ad una sorta di “frattale”;
- le conoscenze progettuali emergono istante dopo istante e vivono al di là dei confini del progetto, che va quindi considerato come un vero e proprio sistema vivente;
- ipotizzando di organizzare un progetto come insieme di “missioni”, è essenziale far emergere quella capacità di “leadership collettiva” in cui la saggezza del gruppo prevale sulla razionalità del singolo.
giovedì 23 ottobre 2008
per una scuola di eccellenza
Tra i casi segnalati dal Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nell'ambito dell'iniziativa Non solo fannulloni, particolare nota anche per gli argomenti trattati in questo blog merita la Direzione Didattica del 3° Circolo San Giovanni Bosco di Massafra (Taranto).
Obiettivo: una scuola di eccellenza. Primo step: certificazione qualitá UNI EN ISO 9001:2000. Poi, il progetto Philosophy for Children (altri progetti, rappresentati nella loro complessitá tramite mappe concettuali, qui).
Soprattutto, una scuola intesa come micro-organizzazioni, rete di figure capaci di interpretare la vision della scuola, di raccogliere le energie professionali migliori e di proiettarle a vantaggio dell’intera istituzione. Che vision complessa, addio antica gerarchia!
C'é di piú. Micro-organizzazioni auto-organizzate. Leadership diffusa: il cambiamento non é imposto dall'alto, ma il 93% dei docenti è coinvolto in attività finalizzate al miglioramento continuo dell’organizzazione.
In questo senso, cito dal sito, il Dirigente Scolastico rappresenta “il volto fondamentale e primario di riferimento per la costruzione di un’identità pedagogico – organizzativo – amministrativa capace di coinvolgere in una rete, insieme efficace e formativa, il tessuto di istanze, di esigenze,di strumenti, di regole e di competenze che costituiscono il terreno reale di vita in cui una scuola si esprime”. E si configura come un leader capace di trasmettere voglia di migliorare, di innovare, di promuovere positive relazioni e crescere e far crescere professionalmente, di liberare, per dirla con Bennis, “il capitale intellettuale” proprio e delle persone chiamate a collaborare.
Alcuni risultati: aumento dai 618 iscritti nell’a.s. 2004/2005 agli attuali 930 alunni (+33%); Customer Satisfaction rilevata del 90% per gli alunni, del 95% per i genitori, del 92% per gli operatori scolastici; gradimento dell’offerta formativa da parte degli alunni al 90%. E cosí via.
Auto-organizzazione, rete emergente dal basso, per una scuola di eccellenza ai tempi della complessitá.
lunedì 20 ottobre 2008
oltre le parole
martedì 14 ottobre 2008
per una scorpacciata di matematica
lunedì 13 ottobre 2008
complecittá
I tempi della tecnologia e della natura sono fuori fase. Questo divario è alla base della crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Per poter ripristinare una nuova alleanza tra l'uomo e la natura è necessario imparare a osservare il comportamento generale e l'evoluzione dei sistemi reali a partire dai sistemi umani e dalle loro relazioni con il territorio e l'ambiente. La fisica evolutiva è la scienza che studia la formazione di strutture viventi e la loro evoluzione in una realtà dinamica e variabile. Lo scopo è quello di promuovere una nuova forma di approccio operativo allo studio dei sistemi urbani. Le scienze evolutive rappresentano uno strumento teorico decisivo per aprire nuove prospettive di sviluppo delle città contemporanee in un'ottica di sostenibilità. Per descrivere teorie e tecniche, gli autori propongono uno sguardo transdisciplinare. E così, accanto a reazioni chimiche oscillanti e architetture, troviamo passi letterari, allestimenti d'arte, città invisibili, fiocchi di neve e tempeste tropicali.
Le città di oggi sono spesso “mega-città-regione” policentriche. Sulla scia del modello anglosassone è stato possibile realizzare degli “activity-center” attorno ai nodi del trasporto pubblico che hanno de-spazializzato la percezione del “Confine” di una città.
Ma le città sono sempre più insostenibili. Diventano fondamentali nuove forme di urbanizzazione che la teoria della complessità ci può insegnare.
Quello che possiamo fare è imparare dalle buone pratiche, imparare l’uno dall’altro (ad esempio
Ma c’è bisogno di ricerca pratica, che compari le città a scala mondiale; esamini le buone pratiche; guardi ai modi di attuazione di queste buone pratiche, alle modalità utilizzate, a quali risorse economiche.
E, soprattutto, si ponga la questione cruciale:
Sino a che punto è possibile esportare con successo le buone pratiche di una certa città, di un certo paese, di un certo continente, in un altro? In altre parole, come è possibile ricostruire i propri successi e imparare da quelli degli altri – oltre che, occasionalmente, come va detto, dagli errori propri e altrui?
venerdì 10 ottobre 2008
matematica frattale, aggrovigliata, irregolare ... complessa!
La matematica dei frattali é pertanto semplice e l’aspetto piú sorprendente é che la complessitá nasce dalla semplicitá. I frattali possono essere generati da algoritmi (la meccanica ripetizione di certe sequenze di calcoli) e, per di più, da algoritmi molto semplici.
Ad esempio, il noto Mandelbrot set (di seguito rappresentato), suggestivo tanto da sembrare una valle dei cavallucci marini o una valle di proboscidi di elefanti, emerge dall’iterazione della semplice formula: Z futuro = Zquadro attuale + C (Z e C sono numeri complessi).
Spesso pensiamo alla matematica come a fredde formule su un libro di testo da mandare giú a memoria. Dimostrazioni, passaggi logici fino ad arrivare all’agognato CVD (Come Volevasi Dimostrare). Che fatica arrivare al CVD a volte, tanto che era una soddisfazione unica scriverlo, dopo pagine e pagine di calcoli, a caratteri cubitali, sottolineato, imposto. Ma la matematica frattale non é solo una costruzione artificiale fine a se stessa. É invece un mezzo per descrivere molte forme presenti in natura. È la forma delle nuvole, degli alberi, dei fiori, del mare che si infrange sugli scogli. Guardate solo alcuni dei frattali presenti in natura.
Quindi, la matematica non é necessariamente astrazione, freddezza, fatiche inimmaginabili per l’agognato CVD. Vi é anche una matematica semplice che dá luogo a forme complesse, aggrovigliate e irregolari, e soprattutto presenti in natura, ovunque attorno a noi. Basta aprire gli occhi. Non vedremo coni, sfere, cerchi, ma frattali ramificati.
mercoledì 8 ottobre 2008
é il momento...
E' il momento di ripartire, di metterci il massimo dell'impegno. Di mettersi in gioco, consapevoli che possiamo dire la nostra. Fare il cammino e cercare di dargli un senso raccontandolo.
E' il momento di educare alla complessitá.
giovedì 2 ottobre 2008
nuovi leader cercansi
E la riflessione che mi sorgeva era che questo muro contro muro é esattamente la cultura dell'or. O con me o contro di me. E' figlia del pensiero analitico.
Certo, lo sappiamo tutti che gli interessi sono spesso contrastanti. Lo sappiamo quando vogliamo massimizzare il nostro risultato e questo inevitabilmente va a scapito di qualcuno o qualcosa. Peró il problema é proprio questo. La logica del massimizzare.
La visione ispirata dalla complessitá é un'altra. E' la logica della sostenibilitá di lungo termine del sistema in co-evoluzione con il proprio ambiente. E' la logica del tutto maggiore della somma delle parti, win-win. Cultura dell'and.
La mia riflessione era questa. Avremmo bisogno di nuovi leader. Non necessariamente un ricambio generazionale, tanti giovani prosperano ancora in quel tipo di cultura. Ma un ricambio culturale, nuovi leader sistemici, figli dell'apertura della rete e non della chiusura della piramide. Ce n'é sempre piú bisogno, credo.
martedì 30 settembre 2008
visualizzare complessitá
Ecco la rete dei trasporti di Tokyo.
E la blogosfera di Singapore?
E cosí via.
Visualizzate anche voi la complessitá che é ovunque su visualcomplexity.com.
martedì 23 settembre 2008
auto-organizzarsi per sopravvivere
Bertolt Brecht (1898-1956), commediografo tedesco
mercoledì 17 settembre 2008
carrefour, le persone e tutti noi che neghiamo un sorriso
Ne hanno giá parlato in molti. Io l'ho letta oggi e voglio condividerla con chi non l'avesse ancora fatto. Perché emoziona, scuote, ti entra dentro.
E' il caso Carrefour. La lettera di una mamma di un bambino di 4 anni umiliato perché autistico.
Non sono tra quelli che scagliano la colpa sulle multinazionali (in questo caso la Carrefour). Persone hanno sbagliato, persone. Come tutta l'ignoranza e la mancanza di sensibilitá che é possibile riscontrare ogni giorno e che ciascuno di noi contribuisce a creare.
in "seconda" serata
Ecco un'immagine dell'evento.
Lascio a Mario Esposito, organizzatore della serata, il racconto della stessa. Lo trovate qui.
martedì 16 settembre 2008
verso nuove forme organizzative
Se tecnologie, prodotti, lavori, modelli di business appaiono e scompaiono piu’ velocemente che mai, perche’ le organizzazioni dovrebbero essere diverse?
20 anni fa pensavamo ancora tutti al lavoro stabile che durava una vita, oggi ci stiamo facendo una ragione del cambiamento e siamo piu’ pronti ad esempio ad accettare contratti a termine.
Lo stesso probabilmente sara’ per le organizzazioni. Se i modelli di business cambiano ogni 3-4 anni, pensare a un’organizzazione che viva piu’ di un secolo...
venerdì 12 settembre 2008
complex is back
Questo é Complex Samtanko. Ovvero io su Second Life.
Dopo il corso che ho tenuto alla Unacademy, la prossima settimana ritorno nella seconda vita a chiacchierare di complessitá con i curiosi che vorranno partecipare.
Martedì 16 settembre, ore 21.30, passate nella cittá di Post Utopia, in Brain2BrainPlaza.
L'evento si chiamerá, semplicemente, La complessitá. E sará appunto una chiacchierata. Zygmunt Ballinger aka Mario Esposito, organizzatore e appassionato di complessitá, fará da moderatore e lascerá che l'oretta insieme passi tra domande e risposte. Chiacchierando di complessitá, vediamo cosa succede.
lunedì 8 settembre 2008
blog sulla complessità
Non mi pare di aver visto blogografie, anche perchè i blog sull'argomento non sono tantissimi.
Segnalo i pochi che conosco, ma se ne conoscete altri fatemelo sapere.
nonlineare - su complessità e caos dal punto di vista scientifico
competere nella complessità - il blog di Alessandro Cravera su complessità e management
complexlab - non è un vero e proprio blog, ma è una community importante sul tema complessità in generale in Italia
steven berlin johnson - blog di un importante autore americano
genetic architectures and computation - scoperto pochi giorni fa grazie a un commento su ComplessaMente... argomento emergenza in architettura
venerdì 5 settembre 2008
un sentiero all'orlo del caos
Lasciatevi guidare da frasi evocative sul tema del cammino, del viaggio, dell'esplorazione. Ma soprattutto dai colori, dalle creature vive disegnate da Roberta.
Vi troverete d'improvviso all'orlo del caos. In paesaggi gommosi popolati da segni in movimento, colori cangianti e parole che fluttuano. Sperimentate quanto la complessitá possa essere reale. Sperimentate, muovendovi lí, come la complessitá sia il paesaggio in cui in veritá vi muovete ogni giorno.
lunedì 1 settembre 2008
anche se ti chiami Calatrava
Ma, anche se ti chiami Calatrava, non puoi fare tutto da te. Perché progettare significa multiple connessioni, discipline intersecate e fattori e interessi a volte contrastanti da unire in un tutto sistemico. Per cui magari a Venezia puoi fare un ponte bellissimo, ma inadatto per i disabili.
Cito, da First Draft, e sottoscrivo:
Di questi tempi, abbiamo capito, almeno a parole, che l’innovazione non è un fatto semplicemente ingegneristico, né un processo da limitare a qualche ufficio con l’etichetta R&D. Innovare significa farsi carico dei significati che un prodotto porta con sé, soprattutto ascoltando coloro che questo prodotto lo dovranno usare. Non perché l’ascolto è un gesto di carità cristiana, ma perché l’utilizzatore di un servizio ha una sua intelligenza e magari qualche proposta la può pure fare.
Progettare nella complessitá é muoversi nell'eco-sistema dell'innovazione, facendo rete con tutti gli attori in gioco. Sono sempre di piú e, quindi, l'innovazione puó diventare molto faticosa, a volte frustrante. Ma, anche se ti chiami Calatrava, é importante che tu lo capisca. Resterai Calatrava solo se sarai disperso, sarai molti.
giovedì 28 agosto 2008
IWSOS 2008
Principali argomenti di quest'anno (dal sito):
Self-organization and self-management
Self-configuration and self-optimization
Self-protection, -diagnosis, and -healing
Autonomic networking principles and practice
Control theory based models and approaches of self-organization
Feedback control in networked systems
Group-forming networks and techniques
Programmable and cognitive networks for self-organization
Visualization of network system state
Inspiring models of self-organization in nature and society (e.g., bio-inspired or based on game theory)
Risks in self-organization and risk management techniques
The (un-)controllability of self-organizing or emergent systems
Quality of Service / service level agreements and self-organization
Resilience, robustness and fault tolerance for networked systems
Security in self-organizing networked systems
Self-* sensor and ad-hoc networks
Self-* techniques in peer-to-peer networks
Self-organization of over- and underlays and in cross-layering
Self-* networks and networked systems for ubiquitous computing
Self-organization in heterogeneous network convergence
Evolutionary principles of the (future, emerging) Internet
Self-configuring place-and-play mobile networks
Self-organizing vehicular adhoc networks
Self-organizing multi-service networks and multi-network services
Methods for configuration and management of large, complex networks
Applications, e.g. the self-organizing home network
The human in the loop of self-organizing networks
sabato 23 agosto 2008
sono tutte palle!
mercoledì 20 agosto 2008
recensione d'agosto
E della sua avventura con il libro, ricevuto, divorato quasi tutto in pochissimi giorni, poi perso, infine ritrovato e finito. Un cammino complesso, in piena sintonia con il libro, non c'é che dire.
Date un'occhiata alla recensione.
lunedì 18 agosto 2008
tre romanzi (e una considerazione)
Una considerazione, o meglio una domanda aperta, prima.
Che peso ha il nostro stato d’animo mentre leggiamo un libro? Che peso ha il momento in cui lo leggiamo? Che importanza ha il libro letto prima di quello che stiamo leggendo?
Leggendo mi ritrovavo a fare collegamenti e instaurare connessioni con quanto letto nei giorni precedenti, creando cosí un mio percorso di senso, in cui i singoli libri non erano che tappe di un mondo emergente diverso da quello di chiunque altro. E tutto questo era sicuramente influenzato dal contesto, dal mio stato d’animo ad esempio, dal mare cristallino della Sardegna, dal vento leggero come linfa vitale, dal sole giallo. In un altro contesto, credo, avrei creato un mondo totalmente diverso. Cosí, solo una riflessione. Solo per dire che anche leggendo non siamo fruitori passivi, ma creatori attivi di una delle realtá possibili. Protagonisti della co-evoluzione nello spazio delle possibilitá.
Ed ora, ecco il mondo che ho creato.
L’eleganza del riccio, di Muriel Barbery. É un romanzo di sensibilitá e grazia di donna. Mi é piaciuto, l’ho apprezzato, mi ha commosso alla fine. Ma credo di non averlo potuto gustare a pieno, purtroppo. Perché credo che tale privilegio per questo libro sia lasciato alle sole donne. Una storia d’amore, al di lá delle apparenze, al di lá delle meschinitá. Dove l’amore é rappresentato dalla grazia, dall’eleganza che contraddistingue e connette tra di loro i personaggi principali del romanzo, la portinaia Renée, l’adolescente Paloma, monsieur Ozu, la governante portoghese Manuela, che hanno in sé l’eleganza del riccio, fuori protetti da aculei, ma dentro semplici e raffinati come i ricci, fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.
Firmino, di Sam Savage. Ovvero un topolino che vorrebbe essere umano, perché nell’uomo vede i segni di una possibile elevazione, verso le altitudini della letteratura, dell’arte, dell’amore. Invece é un ratto, sudicio, ladro, nato da una pantegana alcolizzata, fortemente zavorrato a terra. Vorrebbe volare, ma non puó, non é della sua condizione. Eppure Firmino, assaggiando pagine e pagine di libri, masticandole golosamente, impara inizialmente a distinguere i libri tra loro a seconda del gusto: alcuni sono piú dolci, altri salati, taluni amari. Sembra essere la personificazione (topificazione?) della grande massima di Francis Bacon: “"Alcuni libri vanno assaggiati, altri divorati e alcuni, rari, masticati e digeriti". Mangiare pagine diventa un vizio, una dipendenza, finché non si scopre capace di leggere. Ecco il motivo di vita, grande inno alla lettura, anche quando tutto attorno diventa morte, distruzione, lacerazione.
Nato in un giorno azzurro, di Daniel Tammet. Un romanzo autobiografia di un genio dei numeri, affetto da una forma di autismo, la sindrome di Asperger. Tammet, oggi 29enne, racconta la sua vita, la sua infanzia e la sua adolescenza di difficile diversitá, fino ai successi di oggi, legati alle sue impressionanti capacitá di calcolo. Ma é soprattutto emozionante entrare nella sua mente e capire come per lui i numeri siano immagini, disegni, colori. Per cui il 37 è grumoso come semolino, l'89 è neve che cade, i numeri primi sono lisci come ciottoli. E le operazioni tra due numeri sono ancora immagini che si intersecano in un istante a formare il risultato nella sua mente. E quando Tammet, per beneficienza, ha recitato a memoria 22.514 cifre del numero pi greco, ha pensato a un paesaggio impresso nella sua testa, fatto di vette solitarie, morbide discese, asperitá non scalabili, pianure soleggiate. Un libro che, al di lá del forte messaggio sulla diversitá, inonda di immagini e colori.
Ecco il mondo che ho creato e qui condiviso con voi. Fatto di ricci, solo all'apparenza pungenti. Popolato di numeri fluttuanti come piume color pastello su paesaggi verdi e soleggiati. Intriso dell'odore forte dell'alcol e di urina in cui un ratto sguazza ogni giorno e ogni notte, ma anche del profumo intenso della carta stampata dei libri, che altro non è che il profumo di fiori di campo e spiagge lontane e sottane e giorni di pioggia e vattelapesca.
lunedì 11 agosto 2008
il senso e la narrazione
E, nella complessitá, il racconto é fondamentale. Il complicato puó essere condensato in un’equazione, ma il complesso, il complesso no, puó essere solo raccontato. Scrive Longo:
Alla descrizione asettica, impassibile, neutra corrispondente agli strumenti computazionali e misurativi bisogna affiancare la narrazione: arborescente, impura, colorita, odorosa, meticciata e passionale.
Ancora meglio, la complessitá é racconti, al plurale, ciascuno diverso dagli altri. Non esiste un’unica veritá assoluta, inconfutabile, per sempre, ci sono solo racconti complementari che evidenziano parti di realtá. Ricchezza della diversitá e potere delle connessioni che integrano i punti di vista:
Esistono infinite descrizioni e ciascuna apporta un granello di verità: un aspetto etico rilevante della complessità è che non possiamo accontentarci di una descrizione, ma dobbiamo prenderne in considerazione tante, al limite infinite. Dobbiamo, accanto alla nostra o alle nostre descrizioni, accettare anche le descrizioni dell’Altro, riconoscendo loro pari dignità. […] Tutte le descrizioni sono complementari, nessuna esaurisce il mondo.
Crollano le veritá assolute, crolla la gerarchia dei saperi, compartimenti a tenuta stagna. Oggi c’é la rete dei saperi, intramata di assonanze e di analogie, che sempre più si rivela come il vero fondamento costitutivo dei saperi e delle culture e l’unico che può restituire senso globale all’attività di ricerca scientifica.
Oggi c’é la cultura dell’and, di accettazione, dove il tutto é maggiore della somma delle parti. E il racconto, emarginato dalla pretesa egemonica della scienza e relegato a superstizione, ha una sua grande dignitá, perché illumina piccole lande buie dell’esistenza, dove i simboli matematici non arrivano. Il complicato puó essere condensato in un’equazione, ma il complesso, il complesso no, puó essere solo raccontato.
Complessitá, esistenza come una pluralitá di racconti, come romantici romanzi d’amore e pagine da ridere fino al mal di pancia o da piangere fino a svuotarsi. Nelle parole di Ernesto Illy, nella prefazione a Prede o ragni: come ascoltare un coro, ricco di mille voci. Ecco la complessitá. Non la veritá, solo la veritá del dubbio. E, sebbene non lo raggiungiamo mai, non lo raggiungeremo mai, ecco che nel nostro viaggio, raccontando e raccontandoci, ci avviciniamo al senso.
giovedì 7 agosto 2008
voglio le mie scarpe
Guardate qui, giocate.
E, giocando, riflettiamo. Progettisti, ricercatori, manager, imprenditori, riflettiamo.
Qualche spunto... Personalizzazione spinta. Innovazione aperta. Eco-sistema dell'innovazione. Management della complessitá. Nuovi modelli di business. Rete. Ciascuno creatore.
Un post sul caso Keds qui.
martedì 5 agosto 2008
competere nella complessitá
Non é facile trovare libri convincenti sul management della complessitá, a mio avviso. Perché solitamente possono essere scritti da manager / formatori / consulenti che sanno poco di complessitá e la piegano ai loro fini utilitaristici (vendere libri, vendere servizi di consulenza). Oppure sono scritti da scienziati professori esperti della materia ma che, ahimé, non hanno mai messo piede in un'azienda. Il libro di Cravera, fortunatamente, non é né l'uno né l'altro.
Competere nella complessitá non é un libro rivoluzionario, ma si inserisce in una letteratura sull'argomento ancora povera nel nostro Paese e soprattutto in una cultura manageriale quasi sempre ancorata ai modelli tradizionali riduzionisti. Cravera vuole sensibilizzare i manager sulla necessitá di un cambiamento culturale, verso un approccio sistemico e sostenibile.
Volendo sintetizzare in un paragrafo quello che io ho colto come messaggio fondamentale, direi: non sono solo i risultati di breve termine a contare, l'obiettivo non deve essere la massimizzazione di una variabile aziendale, ad esempio il profitto. E se per massimizzare il profitto abbiamo intaccato la capacitá dell'impresa di essere competitiva nel lungo periodo? L'obiettivo non é, quindi, questo, tradizionalmente associato al valore per gli azionisti. E' invece necessario adottare una visione sistemica, tenere in considerazione nelle proprie decisioni manageriali il maggior numero di variabili e punti di vista possibili. Solo cosí si riduce il rischio di trovarsi impreparati di fronte alle discontinuitá, solo cosí é possibile essere pronti a cogliere l'attimo, quando, inaspettato, si presenta. Il fine ultimo é la competitivitá dell'impresa, la sostenibilitá di lungo termine.
Sostenibilitá é un termine assai di moda. Per le imprese, prima fu la produttivitá, poi la qualitá, poi l'innovazione, ora, sembra, sostenibilitá. Si noti ad esempio il trend decrescente di ricerche su Google per la parola innovation (in rosso), rispetto alla parola sustainability (in blu) (fonte Google Trends).
Molto spesso, con approccio semplicistico, il management riduce peró il concetto di sostenibilitá a quella ambientale, dimenticando che ad esempio nei documenti dell'Unione Europea la sostenibilitá é sempre a 360 gradi, ambientale, sociale, culturale, economica. Spesso sostenibilitá si traduce in piccole operazioni di facciata a favore dell'ambiente, o semplici dichiarazioni di intenti.
Cravera inquadra molto bene il tema della sostenibilitá delle imprese secondo l'ottica della complessitá. Competitivitá di lungo termine, vita dell'impresa negli anni, oggi che la vita media sta diminuendo drasticamente. E allora sostenibilitá inizia ad associarsi a termini quali diversitá e ridondanza. Solo favorendo e lasciando emergere la diversitá dei punti di vista si riesce ad avere la necessaria flessibilitá. La ridondanza, cognitiva, intangibile, da sempre vista come spreco da eliminare, rappresenta invece uno dei piú grandi valori aggiunti delle imprese nel momento della complessitá.
Il maggiore merito del libro é a mio avviso quello di inquadrare questo tema di fondamentale importanza per le organizzazioni secondo il punto di vista della complessitá. Il testo di Cravera si inserisce quindi di buon diritto nella nascente letteratura manageriale italiana sul tema della complessitá, contribuendo alla sensibilizzazione nella direzione del cambiamento.lunedì 4 agosto 2008
back to work
Tornato.
Arricchito da molte belle letture di cui vi parleró nei prossimi giorni. Qualche saggio sulla complessitá e un po' di sana narrativa.
Con le mani rovinate per le lezioni di windsurf.
Con tanta serenitá, acqua trasparente salata e sole rigenerante dentro me.
venerdì 18 luglio 2008
a tra due settimane
- Il senso e la narrazione, di Giuseppe O. Longo
Domani parto. Ciao a tutti!!!!
Ora, per due settimane ...
INTERVALLO!!
giovedì 17 luglio 2008
queste scarpe sono state disegnate da consumatori
Per approfondimenti, andate qui.
martedì 15 luglio 2008
anche se in look balneare
Chi ha lasciato molti commenti, chi ne ha lasciato uno solo una volta, chi ha preferito scrivermi via mail, chi ha aggiunto ComplessaMente ai propri feed, chi ha lasciato solo un numero in più nel contatore delle visite. Comunque un segno.
Chi ha criticato non firmandosi, chi ha criticato firmandosi, chi mi ha fatto i complimenti. I primi fanno crescere, i secondi fanno piacere.
Chi è capitato qui per caso, forse "ma dove sono finito?" forse serendipity, magari cercando su google "vasco rossi" oppure "renoir impressionismo" oppure "radio 2".
Chi ha letto Prede o ragni, chi ha letto Viaggio nella complessità, chi li ha recensiti, chi ha voluto dire la sua, "non ci credo" oppure "voglio provarci".
Chi mi ha incontrato a qualche presentazione del libro, chi ha seguito le lezioni su Second Life e poi magari ha ballato con me festeggiando la serata.
Questo è il piccolo eco-sistema di ComplessaMente. Insieme co-evolviamo e ciascuno di noi ha un suo ruolo. Facciamo il cammino. Sbagliamo, cadiamo, ci rialziamo, impariamo, sperimentiamo. E poi sbagliamo di nuovo. Qui non arrivano gli angeli, qui non arrivano gli ordini. Ma ripartiamo, ci rimettiamo in cammino. In viaggio nella complessità. Questo non è poco.
domenica 13 luglio 2008
(quasi) in vacanza
I libri che mi porterò dietro:
martedì 8 luglio 2008
post-fordismo e nord-est
sabato 5 luglio 2008
ancora sulla storia
La vita di ciascuno di noi può anche essere lineare, ma si muove all'interno di una storia esponenziale. Le chiamerei ambiguità complesse.
giovedì 3 luglio 2008
catastrofi, caso e contingenza
Nel passaggio, è tutto molto diverso, molto meno rassicurante rispetto al determinismo della scienza classica dove tutto é prevedibile. Conoscendo le condizioni iniziali e le leggi che regolano i fenomeni é possibile in linea teorica prevedere perfettamente la loro evoluzione. Questa non é la realtá, é come il mondo artificiale creato dall’invenzione di Morel, la macchina dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares che fa sí che tutto si ripeta uguale a se stesso per sempre.
Questo video è tratto dall'omonimo film di Emidio Greco del 1974. Lo Straniero, capito che, grazie all'invenzione di Morel la storia sull'isola si ripete sempre uguale a se stessa, cerca di manomettere la macchina per entrare a far parte di questa storia sempre uguale a se stessa. E amare, per sempre e sempre allo stesso modo, il suo sogno, Faustine.
La realtá é molto diversa, molto meno rassicurante. La storia è presente in tutto ciò che ci circonda, è determinismo e caso. Scrive Pietro Greco in Evoluzioni:
Tutte le strutture che vediamo intorno a noi, le galassie lontane e le nuvole del cielo, le grandi foreste e l’oceano immenso, la sequoia e l’aragosta, il bambino e la multinazionale, la Gioconda e Internet, non sono il frutto necessario e prevedibile di un Principio unico e ineludibile, di un Grande Algoritmo, ma sono il prodotto unico e, quasi sempre, contingente dell’intreccio tra le leggi fondamentali della fisica e la serie imprevedibile delle loro concrete realizzazioni. Sono il frutto della storia. Non di un Progetto.
Fra tutti i biliardi di triliardi di fiocchi che sono caduti sulla terra, teoricamente non ve ne sono due identici. Tuttavia i fiocchi sono tutti o esagonali o triangolari e simmetrici e guardando un fiocco possiamo riconoscerlo.
Questo è la storia. Una commistione tra un determinismo generale che stabilisce le caratteristiche globali e una casualità specifica che stabilisce le caratteristiche locali. Per noi uomini vale lo stesso. Fra i miliardi di uomini che hanno popolato la Terra, non ve ne sono mai stati due identici.
Catastrofi, caso e contingenza. Ovvero la storia.
E nel passaggio da gerarchia a rete, la prima storia, quella artificiale, mai veramente esistita, non ha più ragione di esistere. Nella rete siamo noi i protagonisti. Ciascuno di noi può contribuire con un suo verso. Grande opportunità, ma anche grande responsabilità.
E' l'aspetto etico della complessità. Effetto butterfly: possiamo fare molto bene, ma anche molto male. E, poichè l'imprevedibilità della natura non si può cambiare, non possiamo dire all'Etna di non eruttare, è necessario a mio avviso aggiungere un po' di prevedibilità alle nostre azioni, ricercando un senso condiviso al momento che stiamo vivendo e al cammino che stiamo facendo.
lunedì 30 giugno 2008
Wor(L)ds
domenica 29 giugno 2008
ultima puntata sulla open innovation
Nelle ultime settimane abbiamo parlato di innovazione. Innovazione aperta, generata dai lead users. Eco-sistema dell'innovazione, sistema complesso di molti attori in relazione in un paesaggio gommoso, dove i movimenti di ogni agente hanno effetto sull'intero paesaggio.
Prima di chiudere questo capitolo, vi voglio segnalare questo blog, per rimanere costantemente aggiornati su queste tematiche.
Buon week-end!
martedì 24 giugno 2008
il post di Emil Abirascid per ComplessaMente
Abbattere i muri nell’ecosistema dell’innovazione
di Emil Abirascid
Innovazione concreta, idee che diventano business, che aiutano il Paese a guadagnare in competitività e a investire nel futuro. Non mancano le idee e negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative a sostegno di tali idee: ci sono le Università che hanno iniziato a comprendere come sfruttare i risultati delle ricerche, ci sono gli incubatori, i parchi scientifici e tecnologici, i distretti, alcuni funzionano meglio di altri ma in generale il livello è buono. Ci sono anche le figure finanziarie come i venture capital, i seed capital e i business angel, le finanziarie regionali, e perfino alcune banche e fondazioni bancarie che dimostrano un crescente attivismo. Ci sono iniziative come gli eventi per fare incontrare start-up con investitori, le fiere come Percorsi dell’innovazione e Research to business, i premi come il Premio nazionale innovazione e Start-up dell’anno, entrambi organizzati dall’associazione degli incubatori universitari.
Insomma l’ecosistema dell’innovazione marcia e produce anche i primi risultati, start-up che hanno 3-4 anni di vita e che fatturano 1-2 milioni di euro nei più diversi settori: biotecnologie, nanotecnologie, information technology, robotica ecc.
L’ecosistema è però nato dal basso, senza una regia comune, senza una spinta istituzionale, è cresciuto con velocità diverse da regione a regione e ora per continuare a fare bene, per capitalizzare ciò che è stato realizzato fino a oggi, serve un passo avanti.
In attesa che le istituzioni prendano atto del fenomeno e dei ritmi rapidi con i quali si muove, serve lavorare su due fronti: creare maggiore sinergia tra gli attori dell’ecosistema dell’innovazione, accelerare sul fronte del dialogo con le imprese al fine di favorire il trasferimento tecnologico e della conoscenza.
Non servono convegni, congressi, propositi, progetti dai tempi spesso troppo lunghi per essere efficaci. Servono incontri, confronti, dialogo aperto. Serve che il giovane ricercatore che ha acceso la scintilla della sua start-up possa avere occasioni di dialogo con gli amministratori delegati di grandi, medie e piccole aziende. Serve che i due mondi si conoscano da vicino. Serve che le imprese che trainano l’economia del Paese trovino il tempo per andare a vedere che succede nei laboratori universitari, negli incubatori, nei parchi scientifici e tecnologici. Questa è la strada obbligata capace di portare vantaggi a tutti: alle imprese consolidate che hanno la possibilità di trovare innovazioni capaci di accrescere la loro competitività, alle start-up che possono entrare in contatto con il mondo industriale per creare partnership industriali e anche finanziarie.
Serve una maggiore cultura dell’innovazione che ruoti attorno alle questioni concrete che devono essere discusse, analizzate, affrontate e risolte una ad una, solo così si riusciranno ad abbattere i muri che ancora impediscono un pieno, franco e costante dialogo tra ricerca e impresa.
lunedì 23 giugno 2008
ecosistema dell'innovazione
Nei giorni scorsi, siamo saliti e scesi per sentieri impervi con la mountain bike, abbiamo planato alla ricerca di nuove emozioni tra acqua e cielo con il kitesurf e infine abbiamo sentito la spiegazione di tutto questo dalla voce del prof. Von Hippel.
Ma innovazione aperta significa rete tra tutti gli attori rilevanti.
Fornitori, clienti, altre imprese, comunità professionali, sistema creditizio e finanziario, centri di ricerca e università, pubblica amministrazione, associazioni di categoria e sindacati, istituzioni socio-culturali, altri enti.
Significa abbattere muri. Significa ecosistema dell'innovazione.
Domani pubblico un post scritto appositamente per i lettori di ComplessaMente da parte di uno dei piu' preparati giornalisti dell'innovazione in Italia.
Stay tuned.