mercoledì 26 novembre 2008

leadership agile nella complessitá

Ho conosciuto il generale Fernando Giancotti al convegno Progetti e complessitá 2008, dove entrambi eravamo ospitati come relatori. Sono rimasto davvero colpito dal suo carisma e dal suo modo di porsi, oltre che naturalmente dalle sue competenze. Ci siamo accorti, come anche con gli altri relatori presenti, che pur provenendo da percorsi completamente diversi, la ricerca che portiamo avanti da diversi anni ci sta portando verso risultati simili.


Il generale ha volato per migliaia di ore e al momento é capo del Primo Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Ordinamento e Personale. É autore del libro, recentemente edito da Guerini, Leadership agile nella complessitá. Sottotitolo: Organizzazioni, stormi da combattimento.

Lo sto leggendo, mi sta affascinando, non posso che consigliarlo. Ma ci ritorneró sopra con maggior calma, gli dedicheró un post non appena lo avró terminato. Per il momento lascio la parola alla presentazione che ne fa l'autore stesso, riportando in home page il commento lasciato al mio precedente post. Con l'entusiasmo di un cammino convergente... (citando la dedica autografata che mi ha fatto).

Caro Luca,

molto volentieri visito questo tuo "nodo della rete", che mi sorprende, come mi ha sorpreso e affascinato il convegno di Milano su P.M. e Complessità.

Sorpresa è perché quando ho cominciato a ricercare nelle corrispondenze tra la nuova scienza della complessità e del caos e i sistemi organizzativi ho nell'intimo dubitato di me stesso. Vedere gente del livello tuo e degli altri convergere tanto consapevolmente è stata una bella sorpresa. Come vedere il coraggio che tu hai ben descritto, da parte di organizzatori, ricercatori e partecipanti al convegno.

Per me, che inizio il mio libro con una nota critica sulla cultura organizzativa del Bel Paese, è stata bello e consolante. Il libro che mi hai chiesto di presentare, "Leadership agile nella complessità - Organizzazioni, Stormi da Combattimento", Giancotti & Shaharabani, Edizioni Guerini, descrive un percorso emergente da esperienze e direzioni molto diverse da tutte quelle dei partecipanti, ma straordinariamente convergenti.

L'enfasi che pone, attraverso prospettive multidisciplinari (antropologica, storica, della complessità e dell'esperienza operativa) è tuttavia sulla relazione di leadership come "attrattore" dei sistemi complessi umani, l'elemento massimamente influente su di essi.

L'intendimento è di dare strumenti concettuali e pratici per confrontarsi con processi complessi, ove la logica lineare positivista che ancora tanto ci condiziona funziona male.

Io sto lavorando concretamente con queste strategie da qualche tempo ormai e mi sono convinto che funzionano. Aiutano anche a vivere meglio e sono applicabili all'umanità come alla vita del singolo.

Sul libro si parla di casi concreti, per chi ha voglia di giudicare personalmente. Comunque, ora mi sento in buona compagnia. Complimenti per il tuo, di coraggio intellettuale, e per il tuo lavoro. A risentirci.


Fernando Giancotti

domenica 23 novembre 2008

progettare una nuova via

L'evento Progetti e Complessità 2008 tenutosi a Milano lo scorso venerdì 21 novembre 2008 è stato uno di quei momenti che lasciano il segno, perchè lasciano intravvedere una via. Aprono una porta, ti trascinano e ti invitano a metterti in discussione.

Perchè forse, ti dici, gli approcci e gli strumenti che uso tutti i giorni come project manager, si chiamino WBS, project charter o diagramma di Gantt, forse non sono sempre adeguati. E proprio da questa sensazione provata da chi è ogni giorno sul campo è nata questa ricerca all'interno del PMI-NIC, grazie al coraggio di Walter Ginevri e al mentoring di Francesco Varanini.

Coraggio, certo. Perchè se mettete su google project management and complexity trovate un po' di materiale, ma principalmente la complessità è intesa nella sua accezione di complicatezza, rimandando alla linearità delle pieghe di un foglio e non all'intreccio non lineare di persone, relazioni, connessioni, mondi. Se infatti si mette project management and complex systems si trova molto meno. Alla fine, si capisce che, sul tema, nella letteratura mondiale c'è davvero poco, quasi niente. E quindi ci vuole coraggio per iniziare questo cammino.

Ci vuole coraggio soprattutto perchè è molto più comoda la prevedibilità, l'illusione di sicurezza della linearità. E' quello che vorremmo, sarebbe tutto molto più facile. E' quello che si aspettano i nostri collaboratori: che si prendano decisioni, rapidamente, senza ripensamenti, perchè se no che manager sei...!!!! E' quello che vorremmo, però, se ci guardiamo bene dentro, non possiamo che ammettere a noi stessi che è una vana illusione. Davvero il progetto è (solo) una somma di attività? Davvero è possibile pianificare e poi rispettare il piano iniziale? Davvero il tempo è solo una sequenza lineare di attività governate da rapporto deterministico FINE-INIZIO?

Certo, gli strumenti che abbiamo sono indispensabili. Altrimenti non ci capiremmo proprio niente. Quindi, sia lode alla WBS, al project charter, al Gantt! Però.

Però, quando l'inaspettato si realizza, quando il Tesoro delle possibilità ci sorprende una volta di più, quando dopo la continuità si presenta improvvisa la discontinuità, è il momento di integrare gli strumenti lineari, deterministici, con approcci e strumenti ispirati alla complessità. Ad esempio che il project charter sia emergente dai diversi mondi degli stakeholders. Oppure che le emergenze siano monitorate in un diagramma. O ancora che la narrazione riconduca ad unità. E così via.

Sono solo primi semi del bagaglio che accompagnerà sempre di più il viaggio di ogni project manager. Primi semi emergenti dal basso, da un gruppo di pm coraggiosi e appassionati. Lasciano intravvedere una via. Adesso, mettiamoci in viaggio, nuovamente, che tanto lo sappiamo che il viaggio non finisce mai.

mercoledì 19 novembre 2008

agenda complessa

Un paio di appuntamenti...

Venerdí 21 novembre a Milano l'evento Progetti e complessitá 2008, per una riflessione su project management e complessitá. Saró tra i relatori, insieme a Gianluca Bocchi, Alberto F. De Toni e Fernando Giancotti.

Lunedí 1 dicembre a Napoli, alle ore 11 presso l'Aula Magna dell'Universitá degli Studi Suor Orsola Benincasa, conferimento della laurea magistrale Honoris Causa in Scienze dell'Educazione a Edgar Morin. La lectio di Morin si intitolerá: I sette saperi per un'educazione al futuro.

venerdì 14 novembre 2008

leonardo e l'expo

Stamattina sentivo alla radio l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano che dichiarava che il modello per l'Expo 2015 sará Leonardo Da Vinci, in quanto sintesi tra la cultura umanistica e scientifica.
Mi sembra una gran bella dichiarazione di intenti.
Per colmare il divario tra le due culture, segnalato giá nel 1959 da Charles Snow.
Ricordarsi, peró, che oggi Leonardo é la rete, é disperso, é molti. Emerge dal basso. Se questo sará il Leonardo che fará da modello, ne guadagnerá l'intero sistema Paese.

mercoledì 5 novembre 2008

michael crichton

E' mancato oggi Michael Crichton, autore tra gli altri del best seller Jurassic Park del 1990.
Altre volte ho qui ricordato scienziati della complessità (ad esempio Edward Lorenz, scomparso anch' egli quest' anno). In questo caso ricordo un amante della teoria della complessità, soprattutto affascinato dall'idea dell'orlo del caos.
Nella prefazione del suo libro Il mondo perduto cita questo passo sull'orlo del caos di Ian Malcolm, immaginario studioso dell’Istituto di Santa Fe e protagonista del romanzo:

È una zona di conflitto e di scompiglio, dove il vecchio e il nuovo si scontrano in continuazione. Trovare il punto di equilibrio è una faccenda delicatissima: se un sistema vivente si avvicina troppo al margine, rischia di precipitare nell’incoerenza e nella dissoluzione; ma se si ritrae troppo diventa rigido, immoto, totalitario. Entrambe queste evenienze portano all’estinzione. L’eccessivo cambiamento è letale quanto l’eccessivo immobilismo. I sistemi complessi prosperano solo al margine del caos.

Ed ecco, nel film tratto dal suo Jurassic Park, come viene spiegato il caos...



E allora, che riposi in pace. O, se preferisce, in dinamico equilibrio all'orlo del caos.

martedì 4 novembre 2008

responsabile delle risorse umane, responsabile del cambiamento sistemico

Marta Brioschi, manager della Fandis, nel suo blog AAA 'People Manager' cercasi, scrive del ruolo del Responsabile delle Risorse Umane all’interno di organizzazioni chiamate a muoversi in scenari sempre piú complessi. Il suo post é ricco di stimoli.
Volendo sintetizzarlo, vengono individuate due principali dimensioni di azione (o, a volte, non-azione consapevole) per l’HR Manager. Sul piano individuale é necessario educare, nel senso etimologico del termine, cioé aiutare ogni collaboratore a riconoscere in sé e poi a mettere a disposizione degli altri i propri talenti. Sul piano della collettivitá di riferimento, é necessario saper creare il contesto necessario allo sviluppo, trasformando l’azienda “da un luogo di lavoro dove si contrappongono interessi divergenti, in una comunità con delle finalità e un sistema valoriale comuni”.

Il Responsabile delle Risorse Umane (ma forse a questo punto bisognerebbe trovargli un altro nome...), cambiando innanzitutto il modo di intendere il suo ruolo, agisce come catalizzatore innescando il cambiamento dell’intera organizzazione.

Non é piú tempo per mansionari onnicomprensivi che dirigono i comportamenti: invece, poche regole di base per mettere al centro i valori di riferimento. Linee guida che incoraggino l’azione in prima persona, e, in generale, l’aumento dei punti di vista presenti all’interno dell’organizzazione, per decisioni consapevolmente piú complesse. Ed ecco che, cambiando il modo di intendere il suo ruolo, il Responsabile delle Risorse Umane evidenzia il valore delle differenze, intelligenza fluida delle persone in azione, fonte di flessibilitá, capacitá di adattamento. E, tollerando limitati conflitti, ne dimostra il valore come sorgente di creativitá. Certo, come dice Marta, é ancora necessario intervenire sui conflitti e, ove possibile, prevenirli. Ma, sempre piú, l’HR Manager é chiamato a gestirli dinamicamente, portandoli fino all’orlo del caos e infine ricercando soluzioni win-win al momento opportuno.

Poche regole di base, diversitá, gestione dinamica dei conflitti: sfide importanti per il Responsabile delle Risorse Umane. Innanzitutto perché si tratta di atteggiamenti controintuitivi che troveranno forti resistenze all’interno dell’azienda, sia in alto che in basso.
La proprietá si aspetta ancora ordine, razionalitá, controllo... “altrimenti, perché paghiamo un manager come te?”. Ma, non solo. Anche tutti i collaboratori opporranno resistenza: ci si aspetta che chi sta in alto abbia ancora le risposte definitive, dia prova di chiarezza di visione e decisionismo, imponga le regole... “altrimenti, perché paghiamo un manager come te?”. E’ molto piú tranquillizzante, sicura, la gerarchia. Chi é il mio capo? Chi riporta a me? Qual é la mia job description? A queste domande ci si aspetta ancora risposte nette, possibilmente formalizzate su un foglio di carta firmato. Perché poi le questioni pratiche, che ogni giorno viviamo in azienda, sono queste...

E allora il Responsabile delle Risorse Umane che vuole essere il motore del cambiamento in direzione della complessitá deve essere pieno di coraggio. Dovrá, come visto, scontrarsi con molte porte chiuse. E, soprattutto, dovrá impostare un cambiamento sistemico, un vero e proprio nuovo paradigma che potrebbe scardinare modelli mentali radicati e che hanno funzionato molto bene fino ad oggi, portando crescita costante, aumento del fatturato, profitto.

Innanzitutto un cambiamento culturale: fare capire che quel modello non é piú sufficiente. E poi il cambiamento diventa organizzativo: nuovi modelli di impresa (ad esempio l’organizzazione cellulare, quella olografica, quella olonica, quella circolare, ecc.) si impongono, superando la “vecchia gerarchia”. Ancora, il cambiamento tocca i processi, sempre piú orientati all’imprenditorialitá e al rapporto continuo con il consumatore (ad esempio, nel processo di innovazione, l’approccio open innovation, lead-users, ecc.). E poi, lo sappiamo, si va a finire sempre lí: e i salari, i benefit, quote fisse o variabili? Tutto il sistema di indicatori di prestazione sui quali valutare quote sempre maggiori del salario variabile annuale va ripensato coerentemente con questo cambiamento sistemico.

Il Responsabile delle Risorse Umane diventa di fatto il Responsabile del Cambiamento Sistemico. Ci vuole, peró, una buona dose di coraggio...