Nell'ultimo post parlano di meritocrazia in Italia, a partire dalla lettura del libro Meritocrazia di Roger Abravanel. Non ho letto il libro, ma la recensione e i commenti mi hanno consentito di abbozzare qualche commento.
Il problema è che molti osservatori esterni, ma altrettanti osservatori interni, basano le loro analisi su una logica perfettamente lineare, basata sul principio causa-effetto. Una causa, un effetto, proporzionale alla causa. Non è così nella complessità, lo sappiamo. Complessità è circoli interconnessi e cause intrecciate ad effetti.
Dunque, osservatore straniero o italiano. Dice: "investi in ricerca, se vuoi essere competitivo". Trovata la legge, la strada per il successo. Ma, appunto, non è così semplice, così lineare, così rassicurante.
Signor osservatore straniero o italiano, perchè l'Italia, e il Nord-Est in particolare, pur investendo poco in ricerca rispetto ad altri Paesi industrializzati, non è nelle condizioni di Paesi molto meno sviluppati? Forse la legge lineare non tiene in considerazione tutti i fenomeni...
Ad esempio l'indicatore "investimenti in ricerca" non tiene per nulla in considerazione il capitale relazionale, gli investimenti in connessioni. Il modello Nord-Est è risultato competitivo pur in alternativa al fordismo. Ha infatti basato la propria competitività sulle connessioni locali, sulla forza del territorio, in altre parole sull'emergenza dal basso, auto-organizzandosi nei distretti. Un grandissimo capitale relazionale sedimentato nel territorio è stato la chiave della competitività e l'asset su cui è emerso questo modello di post-fordismo.
Non credete ad osservatori superficiali, alla ricerca di un'unica causa, un unico modello vincente, un'unica ricetta per il successo. La realtà è complessa e la rete chiama alla sperimentazione di nuove vie. Sperimentare ed imparare, ri-orientando il cammino mentre si va. A questo saremo chiamati.
Nessun commento:
Posta un commento