lunedì 5 aprile 2010

design sistemico

Sto leggendo il libro Design Sistemico.
La tesi principale del prof. Luigi Bistagnino del Politecnico di Torino è che designer, progettisti, creativi sono sempre più chiamati ad uscire dalla logica della progettazione del prodotto, per passare alla progettazione di sistemi aperti che si auto-sostengono (auto-poietici). Eccolo, il design sistemico.

Ma per fare questo è necessario effettuare un salto di piano. Occorre librarsi in volo e guardare al di là del singolo progetto su cui stiamo lavorando, tenendo sempre in considerazione che ogni output è l'input per un altro sistema. Per cui, ad esempio, scarti e rifiuti in ottica sistemica possono diventare le materie prime per un nuovo processo, e così via.

Il libro pone l'accento sulla multidisciplinarità, sui sistemi aperti, sulle relazioni tra settori ed industrie diverse, sull'importanza dell'agire localmente, sulla centralità dell'uomo e di indicatori quali la felicità o la sostenibilità, piuttosto che il solo prodotto.

Sono riportati molti esempi, progetti già realizzati o in corso di realizzazione. Ad esempio, quello del tunnel del Frejus.

Oppure, quello dei fondi di caffè, effettuato in collaborazione con la Lavazza. Pensate alle tonnellate di fondi di caffè che ogni giorno, da ognuno delle centinaia di migliaia di bar della nostra Penisola, vengono gettate nei rifiuti indifferenziati. Se ci va bene, qualche mago ne raccoglie una parte per leggerci il futuro. Ma, suggerisce il libro, è possibile cambiare prospettiva. Dai fondi di caffè è possibile estrarre lipidi da utilizzarsi per medicinali o cosmetici. Oppure possono, insieme a paglia, gesso e micelio, dare origine a prelibati funghi. Il terriccio esausto, poi, può essere utilizzato come vermicompost.



E' necessario cambiare prospettiva quindi. Per un processo ad emissioni tendenti a zero. Il passaggio dall'analisi alla sintesi è sempre più richiesto a noi designer, progettisti, creativi, innovatori.