sabato 28 settembre 2013

idee per una startup

Da alcuni mesi sto lavorando a un business plan, insieme a mia moglie. Ho una prima idea del concept, del target di riferimento, degli elementi di differenziazione rispetto alla concorrenza, del modello di business, delle proiezioni economico-finanziarie. Credo sia giunto il momento di dischiuderlo, condividerlo. Chiunque fosse interessato a fornire spunti o a collaborare alla realizzazione si faccia avanti. C’è bisogno di menti, braccia e cuori.

L’IDEA IMPRENDITORIALE
Una serie di centri dotati di macchine per la lavorazione del legno, del metallo, della carta, di stampanti 3D e laser cutters, che, sulla base delle prime esperienze dei makerspace americani, sia in grado di fornire risposte mirate ai bisogni degli artigiani, hobbisti e creativi italiani ed europei.
I centri sono organizzati sul modello della palestra: l’utilizzatore acquista un abbonamento mensile o annuale, oppure un ingresso singolo, e in cambio può accedere agli spazi e alle macchine per lavorare ai suoi progetti (la riparazione di un oggetto, la costruzione di un prototipo, ecc.).
Un luogo dove i nuovi creativi possano fare lavoro, ma soprattutto relazione. Un luogo dove il sapere incontra il saper fare, dove vengono insegnati i mestieri che sembravano scomparsi (falegnameria, cucitura, ecc.) ma anche le competenze d’avanguardia come le nuove produzioni digitali basate su file 3D che vengono stampati sul posto.
Un luogo per ritrovare la voglia di fare con le proprie mani, insieme agli altri. Una palestra per innovatori, ecco tutto.

BACKGROUND
Numerosi centri di questo tipo - noti come makerspace, fablab o hackerspace - stanno nascendo in tutto il mondo, sulla base della crescente importanza del movimento dei makers e anche alla luce di proiezioni di crescita che vedono, per esempio, il mercato delle stampanti 3D trasformarsi in un’industria globale. Secondo le ultime stime il settore raggiungerà un giro di affari superiore ai 6 miliardi di dollari entro il 2019.
La catena americana dei TechShop rappresenta al momento l’unico vero esempio di successo. Da un punto di vista imprenditoriale resta da capire se questi centri possano avere un modello di business sostenibile e in grado di generare profitti (gli investimenti iniziali sono piuttosto elevati). Inoltre, va ricercata una via italiana ed europea, distinta rispetto a quella americana.

LA SITUAZIONE ITALIANA
In Italia stanno nascendo alcune iniziative, come la prima delle Officine Arduino inaugurata a Torino sulla scia della felice esperienza di Arduino. Sembra però che le istituzioni non ne percepiscano l’urgenza e ritengano che si possa ancora aspettare. Eppure, il tessuto produttivo italiano e quello del Nord-Est in particolare è composto principalmente da piccole imprese e lavoratori autonomi specializzati che non sono in grado di permettersi una formazione continua autonoma. Potrebbero tornare a essere più competitivi se avessero la possibilità di accesso a questo tipo di infrastrutture.
Dobbiamo e vogliamo trovare una via nostra, una via italiana ed europea che a nostro avviso non è quella mastodontica e pesante dei makerspace americani, sia in termini dimensionali che di valori comunicati. Gli elementi distintivi non possono essere l’ampiezza dei locali e del parco macchine, bensì i corsi e gli eventi, il supporto e la consulenza basati su una rete estesa di fornitori locali. I nostri centri devono avere una loro identità molto chiara, elegante e contemporanea, perché il lavoro manuale ha oggi più che mai la dignità che negli anni sembrava avere smarrito.

PIANO DI SVILUPPO

Si prevede di partire in fase beta con un centro di dimensioni contenute a Udine. Sulla base di questa prima esperienza si prevede di raffinare ulteriormente l’idea imprenditoriale e il modello di business e si pianifica di crescere grazie a un modello misto basato su centri di proprietà e in franchising, inizialmente in Italia e in seguito anche all’estero.


Leggete, rileggete, cercate su internet e, se ne avete voglia, contattatemi.