venerdì 28 marzo 2008

appunti dalla terza lezione sulla complessità

Augurandovi uno splendido week-end, vi lascio con i sette principi del management della complessità:

1 - auto-organizzazione: le organizzazioni si auto-organizzano sostenendo la nascita di reti interne ed esterne, allo scopo di favorire l’emergenza dell’intelligenza distribuita;
2 - disorganizzazione creativa: la disorganizzazione creativa rappresenta la discontinuità visibile, ricercata dalle organizzazioni alimentando il circolo della creazione;
3 - condivisione: la condivisione rappresenta la continuità visibile, ricercata dalle organizzazioni per il miglioramento continuo verso l’eccellenza operativa;
4 - flessibilità strategica: le organizzazioni ricercano la flessibilità strategica prestando attenzione ai segnali deboli e perseguendo strategie esplorative aperte al loro stesso cambiamento;
5 - network organization: la network organization, caratterizzata dall’apertura verso l’esterno orientata alla relazione, rappresenta la traduzione a livello organizzativo di quanto avviene in natura;
6 - circoli virtuosi: le organizzazioni ricercano i circoli virtuosi che si auto-alimentano adottando un approccio sistemico orientato all’individuazione delle interconnessioni che li costituiscono;
7 - learning organization: la learning organization, favorendo il superamento di modelli mentali antiquati e instaurando una cultura tollerante all’errore, incoraggia l’azione che è fonte di apprendimento.

Qui le slides.

giovedì 27 marzo 2008

appunti dalla seconda lezione sulla complessità

Ovvero i sette principi della teoria della complessità, secondo il modello di Prede o ragni prima (2005), e di Viaggio nella complessità poi (2007). Sette principi della teoria della complessità che nella terza lezione verranno declinati nei sette principi per le organizzazioni.

E allora, ecco i sette principi della teoria della complessità:
1 - auto-organizzazione: l’auto-organizzazione è la comparsa spontanea di ordine, nuove strutture e nuove forme di comportamento in sistemi termodinamicamente aperti ma organizzativamente chiusi, lontani dall’equilibrio;
2 - orlo del caos: i sistemi complessi ricercano l’orlo del caos, uno stato vitale in equilibrio dinamico tra ordine e disordine, in perenne cambiamento;
3 - principio ologrammatico: la parte è nel tutto, il tutto è nella parte;
4 - impossibilità della previsione: i sistemi complessi si trovano in uno stato al limite tra prevedibilità e non prevedibilità, dove tutto è possibile ma non tutto si realizza;
5 - potere delle connessioni: ogni cosa è connessa ad un’altra e sovente con una grande sensibilità. In circostanze appropriate la minima indeterminazione può crescere fino a rendere del tutto imprevedibile il futuro del sistema. Le connessioni sono numerose e potenti;
6 - causalità circolare: nei sistemi complessi, la causa genera l’effetto, che a sua volta retroagisce sulla causa in una relazione circolare che si auto-alimenta;
7 - apprendimento try & learn: in condizioni di elevata complessità, dominate dall’intreccio tra necessità e caso, l’unico modo per apprendere è quello che procede per tentativi (try&learn).

Qui le slides.

mercoledì 26 marzo 2008

appunti dalla prima lezione sulla complessità



Vi dicevo ieri delle lezioni che Complex Samtanko ha tenuto alla UnAcademy su Second Life. Il titolo del corso è stato Viaggio nella complessità. Uomini e organizzazioni all'orlo del caos. Il corso ha seguito sostanzialmente la struttura logica del libro Viaggio nella complessità:
- 1 - introduzione alla teoria della complessità
- 2 - i sette principi della teoria della complessità
- 3- i sette principi del management della complessità, applicazione della teoria alla gestione delle organizzazioni.
Qui trovate le slides della prima lezione, dedicata a un'introduzione alla teoria della complessità.

Argomenti trattati. Innanzitutto mi sono presentato, avatar in un pubblico di avatar che non mi conoscevano. Chi è Luca Comello, chi è Complex Samtanko.

Poi abbiamo viaggiato, tra i giganti del pensiero, da Dante a Newton, da Clausius a Prigogine, fino a giungere a Santa Fe, tempio della complessità. Un viaggio per comprendere la meravigliosa avventura della conoscenza.

Poi, la differenza tra complesso e complicato, dove la complessità è l'intreccio, il nodo, la ricchezza dell'organismo, la complicatezza è la staticità del meccanismo, della linearità, di n equazioni in n incognite. La complicatezza può essere condensata in un'equazione (approccio analitico), la complessità può essere solo raccontata (approccio sistemico).

E quindi, i sistemi complessi adattativi. Caratterizzati da numerosi elementi diversi tra di loro e da numerose connessioni non lineari tra gli elementi, a formare una rete in cui minime variazioni nelle condizioni iniziali possono evolvere fino a rendere imprevedibile il futuro del sistema (effetto butterfly). Sistemi complessi adattativi che evolvono nel tempo secondo biforcazioni, rami di continuità a cui si alternano punti di discontinuità, imprevedibile a priori. Complessità come compresenza, di continuità e discontinuità. Complessità che è sempre esistita, ma che oggi tutti si sentono addosso perchè i rami di continuità sono sempre più corti. Oggi il ritmo si è fatto serrato come un torrente vorticoso.

Infine un cenno al cambiamento culturale in atto. Complessità come compresenza, si diceva. Passaggio da una cultura dell'or a una cultura dell'and. Da una cultura mutuamente esclusiva, in cui gli opposti si escludono, a una cultura che abbraccia la diversità, la relazione, in cui gli opposti convivono e generano valore. Complessità come una grande ragnatela. In cui uomini e organizzazioni potranno recitare le parti delle prede, imbrigliate in essa, o dei ragni, che la creano e ne sfruttano i vantaggi (questa è la metafora principale del mio primo libro Prede o ragni).

martedì 25 marzo 2008

vi presento complex samtanko

... che poi sarei io su Second Life.
Lo scorso mese di febbraio ho tenuto un corso di tre lezioni su complessità e management, alla UnAcademy, Accademia non Convenzionale della Cultura Digitale.
Nei prossimi giorni metterò qui a vostra disposizione le slides delle lezioni. E scriverò qualche impressione su questa esperienza, per me nuova, in Second Life.

venerdì 21 marzo 2008

una chiacchierata di 5 minuti e 32 secondi

Antonio Zoppetti (Zop), scrittore di racconti circolari, paradossali, labirintici, mi ha intervistato per booksweb, televisione via web dedicata ai libri.

Le domande sono state 4:
1 - la differenza tra complicato e complesso
2 - l'approccio sistemico
3 - il management della complessità
4 - la complessità come sintesi tra cultura orientale ed occidentale

Se vi interessa una chiacchierata di 5 minuti e 32 secondi sull'argomento, andate su booksweb. A sinistra, sotto Ultimi aggiornamenti, trovate il file Viaggio nella complessità.

giovedì 20 marzo 2008

auto-organizzazione sui palazzi di Torino

Craig Reynolds, un ingegnere informatico californiano, ha simulato al computer uno stormo di uccelli (BOIDS), in cui ogni agente si comporta seguendo tre semplici regole all’interno del vicinato.
Incredibile, gli uccelli informatici formano uno stormo che si muove armoniosamente sullo schermo, dividendosi in due gruppi per evitare ostacoli, per poi ricongiungersi appena superata la barriera. Il comportamento non è stato programmato nelle regole ma emerge spontaneamente dalla realizzazione parallela di esse: auto-organizzazione.


Via openp2pdesign (grazie all'indicazione di Federico Bo) segnalo un progetto di design ispirato alla complessità. Lo studio torinese Todo design ha utilizzato gli algoritmi di Reynolds su momumenti torinesi. Il monumento è l'ambiente in cui stormi o banchi si muovono, si aggregano, vivono, evitando gli ostacoli costituiti da porte e finestre per poi ricongiungersi. Guardate il risultato. Che vita, che complessità emergente sui palazzi di Torino.


ARTIFICIAL.DUMMIES from todo.to.it on Vimeo.E qui la spiegazione del processo:

Artificial Dummies, the process from todo.to.it on Vimeo.

mercoledì 19 marzo 2008

istantanee frattali dalla complessità

Bellezza, ordine, novità, vita emergono da poche e semplici regole: auto-organizzazione. La geometria del mondo non è la perfezione euclidea progettata dall'alto, ma la complessità della realtà frattale, risultato di una semplicità nascosta.

Da Viaggio nella complessità, ecco un passo sulla geometria frattale:
Perfetti cerchi, triangoli, superfici regolari, ovvero da due millenni la geometria euclidea. Gli artisti vi trovarono una bellezza ideale, gli astronomi tolemaici costruirono su di essa una teoria dell’universo. Ma oggi vi è anche una nuova geometria, che riflette un universo irregolare, non arrotondato; scabro, non liscio. È una geometria del bucherellato, butterato e rotto, del contorto, aggrovigliato e intrecciato. Introdotta dal matematico polacco Benoit Mandelbrot, la geometria frattale.
I frattali sono forme irregolari, a volte goffe a volte slanciate, spesso aggrovigliate e attorcigliate su se stesse. Create al computer, sono forme auto-organizzate, emergenti da poche e semplici regole di base.


Guardate le opere di Gianfranco Pugliese, esponente del frattalismo. A me piace particolarmente questa qui sopra. Usando il software Ultrafractal, istantanee dalla complessità, o, con le parole dello stesso Pugliese:
Il tema fondamentale è l’idea della dinamica del mondo ("tutto scorre", tutto è in movimento, tutto cambia) e la rappresentazione di questo incessante movimento attraverso la complessità di tutto ciò che osserviamo fuori e dentro di noi. Quindi, non solo complessità dei fenomeni, ma anche, e soprattutto, complessità delle nostre emozioni e sentimenti, della nostra mente, della nostra interpretazione delle cose, del nostro essere. Complessità che è prodotta da quella dinamica e al contempo di essa generatrice.

Auto-organizzazione, orlo del caos, complessità in azione, pulsare di vita.

martedì 18 marzo 2008

apprendimento che emerge dal basso

Stuart Kauffman ha simulato la nascita della vita, il suo collega a Santa Fe John Holland ha simulato la crescita auto-organizzata del cervello. Ecco il mitico Conceptor, sviluppato nei laboratori IBM, padre delle simulazioni di reti neurali (RN) oggi impiegate negli studi sull’Intelligenza Artificiale.

Un insieme di nodi, come neuroni, e di connessioni, come sinapsi. Ogni nodo è un piccolo computer che memorizza alcune informazioni sul suo stato interno, e ad ogni sinapsi è assegnato un “peso”, una misura della forza di quel collegamento. Man mano che la rete simulata acquista esperienza i pesi si modificano: circoli autorinforzanti.

Lo scopo della simulazione è ottenere forme di apprendimento emergente. E, sembra proprio così: le reti neurali apprendono a riconoscere e classificare determinati input. In questo modo possono essere utilizzate per la risoluzione di classi di problemi senza essere programmate con approccio top-down. Oggi vengono utilizzate nei software di OCR, nei sistemi di riconoscimento facciale, nelle analisi di data mining, finanziarie o meteorologiche.

Vita che emerge dal basso. Apprendimento che emerge dal basso.

lunedì 17 marzo 2008

noi siamo auto-organizzazione

Ho già parlato di stormi e di organizzazioni sociali. Auto-organizzazione all'opera.
Ma l'auto-organizzazione è innanzitutto all'opera in ciascuno di noi. Siamo sistemi complessi auto-organizzati.

La vita stessa è emergenza dal basso. I singoli geni che interagiscono tra loro all'interno delle reti genetiche fanno sì che emergano le cellule.
Stuart Kauffman, biologo del Santa Fe Institute, ha simulato la nascita della vita al computer, tramite i modelli NK. N geni, K connessioni per ciascun gene. Ebbene, all'orlo del caos (poche connessioni per ogni gene), considerando 100.000 geni, Kauffman ha dimostrato che emergono circa 317 possibili configurazioni, ovvero 317 tipi di cellule diverse. Incredibile: questo numero è confrontabile e dello stesso ordine di grandezza del numero di tipologie di cellule diverse ad oggi note, cioè 254. Vita che emerge dal basso.

E poi la coscienza, l'intelligenza, la mente. Sono proprietà emergenti. Che i singoli neuroni non hanno. Il tutto è maggiore della somma delle parti: auto-organizzazione again. Alberto Gandolfi, autore di Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità (1999):
Possiamo studiare per anni e anni ogni dettaglio dei neuroni, ma non arriveremo in questo modo a capire perché adoriamo la musica di Mozart, perché siamo scarsi in matematica o perché ci stiamo innamorando.

Noi siamo auto-organizzazione. Secondo il premio Nobel per la fisica
Robert Laughlin: "Il senso di ciò che sono trascende gli atomi di cui sono fatto". Vita che emerge dal basso.

giovedì 13 marzo 2008

cosa c'è di più "complesso"?

... del rapporto uomo-donna?
Tra il serio ed il faceto (mai prendersi troppo sul serio!), intervistato da Laura Carcano per il blog di Grazia, ho provato a suggerire alle ragazze come trovare l'uomo ideale seguendo gli insegnamenti della teoria della complessità.
Date un'occhiata: tra ingorghi, elicotteri, scrivanie rovesciate e castelli gonfiabili.
Cosa ne dite?

mercoledì 12 marzo 2008

saltiamo, saltiamo!

Eccola, la complessità. E' un paesaggio gommoso.

Avete presente quei castelli gonfiabili in cui giocano i bambini? Ogni nostro passo modifica il paesaggio e il paesaggio si modifica ad ogni passo delle altre persone a noi vicine.

Saltiamo. Solo così, in eterno salto, potremo non cadere.

martedì 11 marzo 2008

ritrarre l'emergenza

Un mio post dello scorso 27 febbraio dal titolo bellezza emergente utilizzava i quadri impressionisti, i Renoir e i Monet, per rappresentare l'auto-organizzazione emergente dal basso.

Oggi, puntata n.2. Fonte: Il momento della complessità, di Mark C. Taylor. Altre opere d'arte per rappresentare l'emergenza a livello di sistema di proprietà che i singoli elementi non hanno. Chuck Close, fotografo e pittore americano, si fa emergere dal basso in questo autoritratto.

lunedì 10 marzo 2008

blogosfera, stormi e il senso emergente

Secondo Felter, la blogosfera è come uno stormo di uccelli. Poche e semplici regole di base, senza leader riconosciuti. Pochi individui hanno capito dove andare, gli altri, semplicemente, viaggiano. La meta non conta, conta il viaggiare.

A differenza degli stormi, noi siamo alla ricerca di un senso. In qualunque cosa facciamo. Ma, nella complessità, il senso molto spesso viene dopo. Il senso, molto spesso, è solo ex-post.
Ciò nonostante è importante provare a raccontare il cammino mentre camminiamo. Il racconto, la bozza di un racconto, è in itinere. Dalla bozza di un racconto, meglio, dalle bozze di milioni di racconti che interagiscono tra loro, emergerà il senso. Ciascuno di noi contribuisce a crearlo con uno scritto, un'immagine, un video, un link.

venerdì 7 marzo 2008

elezioni nel caos deterministico

A poco più di un mese dal voto, si moltiplicano sondaggi e previsioni. Ma, con buona pace di tutti, la verità sembra essere che nessuno può prevedere la composizione del prossimo Senato.

In un interessante articolo pubblicato su Le Scienze nel settembre 2006, i ricercatori dell'Istituto dei sistemi complessi del CNR, Alberto Petri, Fergal Dalton e Giorgio Pontuale hanno dimostrato che l’applicazione del premio di maggioranza al Senato ricorda il comportamento dei sistemi dinamici caotici, di fatto imprevedibili. Piccole variazioni possono generare effetti molto diversi tra di loro: è l'effetto butterfly.

In linea di principio l'evoluzione di un sistema caotico deterministico è perfettamente prevedibile, ma per questo è necessario che le condizioni iniziali del sistema siano conosciute precisamente, vale a dire con infiniti numeri dopo la virgola: una cosa irrealizzabile in pratica.
Allo stesso modo prevedere l'effetto del premio di maggioranza richiede il pronostico esatto del numero di seggi in ciascuna Regione (le cifre dopo la virgola). Le Regioni non sono infinite, anzi sono relativamente poche, ma la grande incertezza dei pronostici elettorali rende di fatto imprevedibile il risultato.

giovedì 6 marzo 2008

un altro eroe della complessità



Compresenza...
Non so se ognuno di noi abbia un destino, o se siamo trasportati come fuscelli dalla corrente. Ma io credo che forse è tutte e due le cose. Forse succedono tutte e due allo stesso tempo.

mercoledì 5 marzo 2008

le conseguenze di un battito d'ali

Sul Gazzettino di ieri, Luca Orsenigo ha recensito Viaggio nella complessità, sottolineando in particolar modo l'effetto butterfly. Nella complessità, la presenza di numerose interconnessioni non lineari fa sì che in adeguate circostanze piccole cause possano avere effetti inimmaginabili.
Il battito d'ali di una farfalla in Cina può provocare un tifone negli Stati Uniti. Le conseguenze di un battito d'ali.

Orsenigo fa riferimento al film Babel. Tutto nasce da un accidentale colpo di fucile sparato nelle montagne del Marocco. A cascata, il dolore e le conseguenze coinvolgono in breve tempo uomini e donne ai quattro angoli della terra. Effetto domino, palla di neve che rotolando diventa valanga.

Possiamo essere creatori attivi della realtà. Una nostra piccola azione, una parola, uno scritto possono generare effetti non previsti. Abbiamo un ruolo, importante. Ci muoviamo in paesaggi gommosi, come castelli per bambini, che si deformano ad ogni nostro passo e ad ogni passo di ogni altra persona. Possiamo creare attivamente la realtà.
Ma è anche una grande responsabilità. Con altrettanta facilità possiamo distruggere. Bisogna prestare attenzione a quel che facciamo perchè le conseguenze possono sfuggirci di mano.

E', questo, l'aspetto etico della complessità.

martedì 4 marzo 2008

siamo un Paese bottom-up?

Sul blog di Luca De Biase oggi un post dal titolo Eppure l'Italia ha un senso.

Il post prende spunto dalla presentazione del libro Il senso dell'Italia, in cui l'autore Francesco Morace riporta la seguente affermazione di Franco Ferrarotti:

L'identità italiana suona falsa quando la si consideri in termini puramente burocratico-politici; è autentica e sanguigna se la osserviamo nel suo farsi, quando si afferma dal basso, sul piano della quotidianità.

Secondo De Biase siamo un Paese bottom-up e forse sta arrivando un'epoca più compatibile con la civiltà italiana.

Siamo un Paese bottom-up?

La storia italiana sembra dirci di sì. Numerosi studiosi di teoria della complessità guardano ad alcuni fenomeni tipicamente italiani come esempi di auto-organizzazione emergente dal basso.

Nella storia comunale italiana si possono vedere all'opera dinamiche di cooperazione e competizione tipiche di ecologie complesse. I distretti industriali sono sistemi auto-organizzati, privi di un disegno prestabilito, un’impostazione top-down. Le decisioni prese da ciascuno degli operatori sembrano svolgersi in modo indipendente l’una dall’altra, a volte sembrano casuali, ma non è così. Una rete di interconnessioni le collega, le disciplina, le indirizza verso un ordine che è fonte di elevata competitività del sistema a livello non solo locale, ma anche globale.

Sì, siamo un Paese bottom-up.

Ma, due punti di attenzione, secondo me.

Attenzione n.1. Per dare un senso all'auto-organizzazione è necessario adottare un approccio sistemico. E quindi, credo, evitare l'approccio riduzionistico che, spesso, in Italia degenera nel campanilismo. Che poi altro non è che la cultura dell'or: guelfi o ghibellini, destra o sinistra, o sei con me o contro di me. Ma approccio sistemico è cultura dell'and, coesistenza, indistinzione.

E, attenzione n.2. Affinchè ci sia emergenza è importante che ci siano poche e semplici regole. Poche e semplici regole. Se formalismi, lacci, lacciuoli e imposizioni top-down iniziano ad essere troppi, addio emergenza, addio auto-organizzazione. C'è bisogno di una leadership complessa, in grado di favorire, non di ostacolare, tali processi emergenti. In grado di creare il contesto, di delegare, di integrare, di filtrare.

Siamo un Paese bottom-up. Forse è il nostro punto di forza. Comprendiamo le dinamiche in gioco, favoriamo il processo, invece di ostacolarlo. Allora sì saremo pronti per l'epoca della complessità.

lunedì 3 marzo 2008

viaggio nella complessità su radio capital

Stamattina sono intervenuto su Radio Capital alla trasmissione Il caffè (Prima Parte), intervistato da Betty Senatore.

Partendo da Vasco Rossi e dal suo "è tutto un equilibrio sopra la follia", poetica descrizione della teoria della complessità, dell'orlo del caos. Per poi raccontare due tra gli esempi più noti della teoria della complessità: gli stormi di uccelli e la tastiera QWERTY.

Qui potete ascoltare il podcast dell'intervento. Se l'avete ascoltato, che cosa ne pensate?

Appena finito di parlare, sono partite, inconfondibili, le note di
Sally.
Il viaggio continua.