venerdì 29 febbraio 2008

tutta la verità sugli stormi

Chi studia e divulga complessità parla degli stormi come di esempi perfetti di emergenza dal basso. E' vero. Non del tutto però. C'è anche un po' di top-down, e questo può essere utile per i nostri ragionamenti sulle organizzazioni.

Fonte, Nature febbraio 2005. I biologi hanno sviluppato un modello informatico basato sull'osservazione dei gruppi di animali che non utilizzano i segnali o non hanno un capo, per capire come vengono condivise le informazioni. Gli individui non sono proprio tutti uguali. Pochi soggetti informati aiutano il branco a trovare la direzione. In un banco medio, basta che solo il 5% dei pesci sappia dove andare. Il restante 95% segue poche e semplici regole di base.

E, inoltre, sentite qua, provocazione per le nostre organizzazioni. Più ampio è il gruppo, più bassa è la proporzione di animali informati necessari per guidarlo. Pochi individui bastano per garantire l'accuratezza dell'informazione, in media l’1% della popolazione.
Quindi, provocazione: 99% bottom-up, 1% top-down.
Sembra quindi delinearsi in natura un modello prevalentemente bottom-up, ma in cui è necessaria una minima parte di top-down per garantire la sopravvivenza.

Passando alle organizzazioni, anche in Wikipedia, tradizionale esempio di bottom-up vi è una componente di top-down, un comitato centrale che vigila, integra, filtra, corregge. Ne scriveva anche ieri Antonio Dini su Nòva24. Chissà se la proporzione è più o meno quella: 99%-1%. Da approfondire.

giovedì 28 febbraio 2008

a proposito di stormi e delle nostre piramidi

Gli stormi di uccelli sono perfettamente organizzati. Quindi, avranno un leader, una guida. Invece no. Generalmente, gli stormi non hanno un leader, né un progetto. Uno stormo agisce in modo armonioso perché ogni singolo uccello segue un insieme di regole di base, che lo portano ad imitare l’atteggiamento dei propri vicini. Emerge dal basso un comportamento coerente. Auto-organizzazione.


Il punto è: noi ci aspetteremmo un capo, una guida, magari una gerarchia. Perchè pensiamo alle organizzazioni umane, pensiamo all'azienda in cui lavoriamo, pensiamo ad una piramide.

Cosa significa auto-organizzazione per le organizzazioni sociali (pubbliche e private, profit e no profit)? Quali spunti per ripensare le piramidi? Richiedo i vostri pareri.
In epoca di entusiasmo da stormi si pensava che il modello bottom-up potesse essere esteso tale e quale alle organizzazioni sociali. Molti lo pensano ancora. Io la penso un po' diversamente.

Io penso che la complessità è coesistenza: bottom-up e top-down devono coesistere. In Viaggio nella complessità scriviamo che auto-organizzazione non è assenza di leadership. C'è, invece, bisogno di una nuova leadership, complessa, in grado di delegare nell'ambito di poche e semplici regole, in grado di filtrare e integrare la diversità. La definizione di
Jamshid Gharajedaghi di auto-organizzazione come diversità integrata mi piace tantissimo.
Quindi, compresenza. Anche
Kevin Kelly, già direttore di Wired, grande sostenitore dell'emergenza dal basso, la pensa così.

Il primo passo sarà immettere un po' di bottom-up nelle nostre piramidi. Il passo successivo, unico per ogni organizzazione, sarà trovare il delicato equilibrio dinamico tra le due tendenze. In my opinion.

mercoledì 27 febbraio 2008

bellezza emergente

animans e ilvecchiodellamontagna mi ricordano il pensiero di Robert Laughlin, premio Nobel per la fisica nel 1998.
L'auto-organizzazione emergente dal basso è come un
quadro impressionista. A livello di sistema emergono proprietà che i singoli elementi non hanno. Forma, bellezza e ordine emergono a livello dell'intero quadro. Per ammirarle, bisogna allontanarsi un po'. Approccio sistemico, non analitico.

Scrive Laughlin in Un universo diverso:
Un campo di fiori, così come ce lo propongono Renoir o Monet, ci affascina perchè costituisce un perfetto insieme unitario, mentre le porzioni di pittura che lo compongono sono forme irregolari e imperfette L'imperfezione delle singole pennellate ci racconta come l'essenza del dipinto sia la sua organizzazione.

martedì 26 febbraio 2008

insegnare complessità

Ringrazio Annarita che mi ha segnalato come blog interessante.
Annarita è insegnante di matematica e scienze ed è convinta che una riforma dell'educazione vada di pari passo con una riforma del pensiero.

Vero. Il testo di riferimento in questo caso è La testa ben fatta del filosofo francese
Edgar Morin. Sottotitolo: Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero nel tempo della globalizzazione.
Secondo Morin il tratto essenziale di questo momento è l'interdipendenza. Il pensiero complesso è l'unico in grado di fronteggiarlo e va coltivato. E insegnato. Secondo sette principi:
1. principio sistemico (il tutto è più della somma delle parti)
2. principio ologrammatico (la parte è nel tutto, il tutto è nella parte)
3. principio della retroazione positiva (allontanamento dall'equilibrio)
4. principio dell’anello ricorsivo (causalità circolare)
5. principio dell’autonomia/dipendenza (apertura termodinamica, chiusura organizzativa)
6. principio dialogico (cultura dell'and, che unisce: ordine e disordine, continuità e discontinuità...)
7. principio della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza (inscindibilità sistema-ambiente).

Per una veloce ma completa sintesi del pensiero invocato da Morin, consiglio Introduzione al pensiero complesso. In cui appare questa affascinante giustificazione filosofica dell'orlo del caos:
In un universo di ordine puro, non si darebbe innovazione, creazione, evoluzione. Non si darebbe esistenza vivente né umana. Allo stesso modo, nessuna esistenza sarebbe possibile nel puro disordine, poiché non ci sarebbe alcun elemento di stabilità sul quale fondare un’organizzazione.

Ordine e disordine. Coesistenza. Again!

lunedì 25 febbraio 2008

per chi l'ha visto e per chi non c'era, e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera ...

Qui il podcast del mio intervento a L'altro lato su Radio 2 di sabato scorso 23 febbraio 2008. Dal punto 22'35''. Abbiamo parlato dell'altro lato della scienza.

vita e colore ai sistemi complessi

Roberta Buzzacchino è questa cosa qui sotto. Roberta crea mappe mentali e si è creata così.

La
preparazione di una mappa è semplice:
1. al centro di un foglio bianco disegnare l’argomento,
2. dal centro tracciare linee curve su cui porre parole/immagini collegate all’idea centrale,
3. continuare in senso orario seguendo una struttura radiale,
4. colorare in abbondanza.

Ovvero, come nel sottotitolo del
blog di Roberta: girare il foglio da verticale ad orizzontale, passare dalla scrittura lineare a quella radiale, usare tutti i colori, liberare la creatività.

Passare dalla scrittura lineare a quella radiale. Roberta ha preso Viaggio nella complessità (scrittura lineare) e lo ha trasformato in
mappa della complessità (scrittura radiale). Nell'ultimo numero di Persone & Conoscenze, il libro è stato recensito radialmente, con questa mappa. Credo si tratti della prima volta in Italia.


I concetti del libro che hanno più colpito Roberta. Lo smarrimento, ovvero la diritta via smarrita da Dante. Il cervello, il sistema più complesso dell'universo. La piega di un foglio del complicato e l'intreccio del complesso. L'attimo creativo, la bellezza, il cuore, la meraviglia.

Carta, colori e creatività. Ci sarebbero anche software ad hoc. Ma, meglio, carta, colori e creatività. Per rappresentare, vive e colorate, le connessioni che danno vita e colore ai sistemi complessi.

sabato 23 febbraio 2008

l'altro lato della scienza

Stamattina su Radio 2, l'ottimo Federico Taddia mi ha fatto spaziare da Vasco Rossi agli stormi di uccelli, dagli indiani Apache alla tastiera QWERTY.

Siamo partiti con Vasco Rossi, che in Sally canta:
la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia.




Questo equilibrio sopra la follia è
l'orlo del caos. Sembra equilibrio, ma l’equilibrio è solo una coperta sopra una dinamica follia.
E' dal basso, da questa dinamica follia, che emergono i fenomeni e le strutture più stupefacenti.

Ecco allora gli stormi di uccelli. Non hanno un leader, né un progetto. Ogni singolo uccello segue un insieme di regole di base, che lo portano ad imitare l’atteggiamento dei propri vicini. Emerge un comportamento coerente. L'emergenza è il mistero più affascinante della scienza.

E gli indiani Apache resistettero per più di due secoli a Spagnoli prima, Messicani poi, e Americani infine, proprio perchè non avevano un leader.

E tecnologie inferiori ad altre si affermano in continuazione. Non è l'ordine della teoria neo-classica, è orlo del caos. La
tastiera con cui sto scrivendo è stata progettata con l'obiettivo di rallentare i dattilografi veloci. A fine '800, nelle macchine da scrivere, i martelletti dei tasti tendevano a incastrarsi.

Dimentichiamo l’equilibrio della scienza tradizionale, che si trova solo nelle cose morte. La vita è lontana dall’equilibrio, è alla ricerca continua del nuovo e dell’improbabile. Ha ragione Vasco Rossi.

venerdì 22 febbraio 2008

piccolo spazio pubblicità

Domani mattina 23 febbraio interverrò in diretta su Radio 2 alla trasmissione L’altro lato, in onda dalle 9.30 alle 10.30, parlando un po’ di Viaggio nella complessità.

new born

Tempo t zero. Partenza!
Partenza per un nuovo viaggio, questa volta su questo blog. Un nuovo...
viaggio nella complessità.

Dall'
Ulysses di A.L.Tennyson:
Non posso fare a meno di viaggiare: voglio bere la vita fino in fondo. Errando sempre con cuore affamato ho visto e conosciuto molto, città di uomini e usanze, climi, consigli, governi. E non ultimo me stesso.

Che sia lo stesso anche con questo blog. ComplessaMente emergerà dal basso, con il contributo di tutti. La meta non è prevedibile. Il cammino, lo faremo andando.