martedì 4 marzo 2008

siamo un Paese bottom-up?

Sul blog di Luca De Biase oggi un post dal titolo Eppure l'Italia ha un senso.

Il post prende spunto dalla presentazione del libro Il senso dell'Italia, in cui l'autore Francesco Morace riporta la seguente affermazione di Franco Ferrarotti:

L'identità italiana suona falsa quando la si consideri in termini puramente burocratico-politici; è autentica e sanguigna se la osserviamo nel suo farsi, quando si afferma dal basso, sul piano della quotidianità.

Secondo De Biase siamo un Paese bottom-up e forse sta arrivando un'epoca più compatibile con la civiltà italiana.

Siamo un Paese bottom-up?

La storia italiana sembra dirci di sì. Numerosi studiosi di teoria della complessità guardano ad alcuni fenomeni tipicamente italiani come esempi di auto-organizzazione emergente dal basso.

Nella storia comunale italiana si possono vedere all'opera dinamiche di cooperazione e competizione tipiche di ecologie complesse. I distretti industriali sono sistemi auto-organizzati, privi di un disegno prestabilito, un’impostazione top-down. Le decisioni prese da ciascuno degli operatori sembrano svolgersi in modo indipendente l’una dall’altra, a volte sembrano casuali, ma non è così. Una rete di interconnessioni le collega, le disciplina, le indirizza verso un ordine che è fonte di elevata competitività del sistema a livello non solo locale, ma anche globale.

Sì, siamo un Paese bottom-up.

Ma, due punti di attenzione, secondo me.

Attenzione n.1. Per dare un senso all'auto-organizzazione è necessario adottare un approccio sistemico. E quindi, credo, evitare l'approccio riduzionistico che, spesso, in Italia degenera nel campanilismo. Che poi altro non è che la cultura dell'or: guelfi o ghibellini, destra o sinistra, o sei con me o contro di me. Ma approccio sistemico è cultura dell'and, coesistenza, indistinzione.

E, attenzione n.2. Affinchè ci sia emergenza è importante che ci siano poche e semplici regole. Poche e semplici regole. Se formalismi, lacci, lacciuoli e imposizioni top-down iniziano ad essere troppi, addio emergenza, addio auto-organizzazione. C'è bisogno di una leadership complessa, in grado di favorire, non di ostacolare, tali processi emergenti. In grado di creare il contesto, di delegare, di integrare, di filtrare.

Siamo un Paese bottom-up. Forse è il nostro punto di forza. Comprendiamo le dinamiche in gioco, favoriamo il processo, invece di ostacolarlo. Allora sì saremo pronti per l'epoca della complessità.

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