Venerdi prossimo 7 Novembre, presso la sede di MANAGERITALIA, a ROMA in via Ezio 49, avrá luogo la presentazione del 1° Executive Master in Evolutionary Management, nuovi approcci manageriali per innovare nella complessità.
Interverranno:
- Marcella Mallen, Presidente di Manageritalia Roma
- Alberto Felice De Toni, Preside della Facoltà di Ingegneria Gestionale di Udine e Direttore Scientifico del Master, co-autore dei libri sulla complessitá Prede o ragni e Viaggio nella complessitá
- Giuseppe Carrella, ex AD di TSF Tele Sistemi Ferroviari ed autore del libro Provocazioni Manageriali
- Federica Ghetti, presidente di managerzen, che presenterà la struttura dell'executive Master in avvio a marzo 2009.
venerdì 31 ottobre 2008
lunedì 27 ottobre 2008
progetti e complessitá 2008
Organizzato da Project Management Institute - Northern Italy Chapter (PMI-NIC), si terrá il 21 novembre 2008 a Milano l'evento Progetti e complessitá 2008, lodevole apertura della deterministica disciplina del project management ad approcci ispirati alla teoria della complessitá.
Le metodologie e le best practice di project management sono basate essenzialmente su approcci strutturati e modelli predittivi in cui si tende ad estrapolare gli andamenti del passato per stimare quelli futuri. L'esperienza pratica, in particolare quella vissuta quotidianamente dai Project Manager, evidenzia altresì come la natura di un progetto, da intendersi come la “creazione di qualcosa che non c'è ancora”, sia sempre meno riconducibile ad approcci di tipo “lineare”.
Questi alcuni dei temi e delle “provocazioni” che saranno oggetto di confronto fra i relatori e di dibattito aperto al pubblico:
- un progetto possibile sta nell'area di sovrapposizione tra i mondi dei vari stakeholders, ognuno dei quali porta con sé una propria idea e una pratica esperienziale che va analizzata e compresa;
- ciò che dà ragione di un progetto, è la presenza di un medesimo algoritmo genetico che accomuna i vari sottoprogetti rendendoli assimilabili ad una sorta di “frattale”;
- le conoscenze progettuali emergono istante dopo istante e vivono al di là dei confini del progetto, che va quindi considerato come un vero e proprio sistema vivente;
- ipotizzando di organizzare un progetto come insieme di “missioni”, è essenziale far emergere quella capacità di “leadership collettiva” in cui la saggezza del gruppo prevale sulla razionalità del singolo.
Le metodologie e le best practice di project management sono basate essenzialmente su approcci strutturati e modelli predittivi in cui si tende ad estrapolare gli andamenti del passato per stimare quelli futuri. L'esperienza pratica, in particolare quella vissuta quotidianamente dai Project Manager, evidenzia altresì come la natura di un progetto, da intendersi come la “creazione di qualcosa che non c'è ancora”, sia sempre meno riconducibile ad approcci di tipo “lineare”.
Ecco che la teoria della complessitá puó fornire strumenti nuovi al project manager. Ecco perché il PMI-NIC ha portato avanti un’iniziativa di ricerca affidata ad un team composto
da propri soci e coordinata da Francesco Varanini in qualità di Mentor. E ha chiamato a confrontarsi pubblicamente sul tema in questo convegno: Gianluca Bocchi, Alberto F. De Toni, Fernando Giancotti, Luca Comello.
da propri soci e coordinata da Francesco Varanini in qualità di Mentor. E ha chiamato a confrontarsi pubblicamente sul tema in questo convegno: Gianluca Bocchi, Alberto F. De Toni, Fernando Giancotti, Luca Comello.
Questi alcuni dei temi e delle “provocazioni” che saranno oggetto di confronto fra i relatori e di dibattito aperto al pubblico:
- un progetto possibile sta nell'area di sovrapposizione tra i mondi dei vari stakeholders, ognuno dei quali porta con sé una propria idea e una pratica esperienziale che va analizzata e compresa;
- ciò che dà ragione di un progetto, è la presenza di un medesimo algoritmo genetico che accomuna i vari sottoprogetti rendendoli assimilabili ad una sorta di “frattale”;
- le conoscenze progettuali emergono istante dopo istante e vivono al di là dei confini del progetto, che va quindi considerato come un vero e proprio sistema vivente;
- ipotizzando di organizzare un progetto come insieme di “missioni”, è essenziale far emergere quella capacità di “leadership collettiva” in cui la saggezza del gruppo prevale sulla razionalità del singolo.
E molte altre ancora...
Sul sito del PMI-NIC tutti i dettagli per l'iscrizione, aperta sia ai soci che agli esterni.
giovedì 23 ottobre 2008
per una scuola di eccellenza
Che non é vero che tutto non va, che solo le notizie negative fanno clamore. Che non bisogna parlare della scuola solo quando é occupata.
Tra i casi segnalati dal Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nell'ambito dell'iniziativa Non solo fannulloni, particolare nota anche per gli argomenti trattati in questo blog merita la Direzione Didattica del 3° Circolo San Giovanni Bosco di Massafra (Taranto).
Obiettivo: una scuola di eccellenza. Primo step: certificazione qualitá UNI EN ISO 9001:2000. Poi, il progetto Philosophy for Children (altri progetti, rappresentati nella loro complessitá tramite mappe concettuali, qui).
Soprattutto, una scuola intesa come micro-organizzazioni, rete di figure capaci di interpretare la vision della scuola, di raccogliere le energie professionali migliori e di proiettarle a vantaggio dell’intera istituzione. Che vision complessa, addio antica gerarchia!
C'é di piú. Micro-organizzazioni auto-organizzate. Leadership diffusa: il cambiamento non é imposto dall'alto, ma il 93% dei docenti è coinvolto in attività finalizzate al miglioramento continuo dell’organizzazione.
In questo senso, cito dal sito, il Dirigente Scolastico rappresenta “il volto fondamentale e primario di riferimento per la costruzione di un’identità pedagogico – organizzativo – amministrativa capace di coinvolgere in una rete, insieme efficace e formativa, il tessuto di istanze, di esigenze,di strumenti, di regole e di competenze che costituiscono il terreno reale di vita in cui una scuola si esprime”. E si configura come un leader capace di trasmettere voglia di migliorare, di innovare, di promuovere positive relazioni e crescere e far crescere professionalmente, di liberare, per dirla con Bennis, “il capitale intellettuale” proprio e delle persone chiamate a collaborare.
Alcuni risultati: aumento dai 618 iscritti nell’a.s. 2004/2005 agli attuali 930 alunni (+33%); Customer Satisfaction rilevata del 90% per gli alunni, del 95% per i genitori, del 92% per gli operatori scolastici; gradimento dell’offerta formativa da parte degli alunni al 90%. E cosí via.
Auto-organizzazione, rete emergente dal basso, per una scuola di eccellenza ai tempi della complessitá.
Tra i casi segnalati dal Ministero della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nell'ambito dell'iniziativa Non solo fannulloni, particolare nota anche per gli argomenti trattati in questo blog merita la Direzione Didattica del 3° Circolo San Giovanni Bosco di Massafra (Taranto).
Obiettivo: una scuola di eccellenza. Primo step: certificazione qualitá UNI EN ISO 9001:2000. Poi, il progetto Philosophy for Children (altri progetti, rappresentati nella loro complessitá tramite mappe concettuali, qui).
Soprattutto, una scuola intesa come micro-organizzazioni, rete di figure capaci di interpretare la vision della scuola, di raccogliere le energie professionali migliori e di proiettarle a vantaggio dell’intera istituzione. Che vision complessa, addio antica gerarchia!
C'é di piú. Micro-organizzazioni auto-organizzate. Leadership diffusa: il cambiamento non é imposto dall'alto, ma il 93% dei docenti è coinvolto in attività finalizzate al miglioramento continuo dell’organizzazione.
In questo senso, cito dal sito, il Dirigente Scolastico rappresenta “il volto fondamentale e primario di riferimento per la costruzione di un’identità pedagogico – organizzativo – amministrativa capace di coinvolgere in una rete, insieme efficace e formativa, il tessuto di istanze, di esigenze,di strumenti, di regole e di competenze che costituiscono il terreno reale di vita in cui una scuola si esprime”. E si configura come un leader capace di trasmettere voglia di migliorare, di innovare, di promuovere positive relazioni e crescere e far crescere professionalmente, di liberare, per dirla con Bennis, “il capitale intellettuale” proprio e delle persone chiamate a collaborare.
Alcuni risultati: aumento dai 618 iscritti nell’a.s. 2004/2005 agli attuali 930 alunni (+33%); Customer Satisfaction rilevata del 90% per gli alunni, del 95% per i genitori, del 92% per gli operatori scolastici; gradimento dell’offerta formativa da parte degli alunni al 90%. E cosí via.
Auto-organizzazione, rete emergente dal basso, per una scuola di eccellenza ai tempi della complessitá.
lunedì 20 ottobre 2008
oltre le parole
I primi 50 minuti sono di silenzio. Suoni, musica, nessuna parola.
La prospettiva un po' mi spaventava. Sabato sera ero molto stanco e temevo di addormentarmi. Niente di tutto ció. I primi 50 minuti di Wall-E, nuovo film della Disney/Pixar, fanno capire che la vita e l'amore non sono solo parole. E' qualcosa di molto piú complesso. E allora, togliendo le parole, possiamo apprezzarne la ricchezza. Poesia, pura poesia. Un percorso di scoperta come nel Piccolo Principe. Un percorso d'amore come quello che siamo in grado di fare se solo andiamo oltre le parole.
martedì 14 ottobre 2008
per una scorpacciata di matematica
...tutti al Carnevale della Matematica, qui. Con il solito entusiasmo della prof. Annarita Ruberto.
lunedì 13 ottobre 2008
complecittá
Spunto di questo post é il libro da poco pubblicato Cittá fuori dal caos, di Enzo Tiezzi e Roberto Pulselli. Di seguito la quarta di copertina.
I tempi della tecnologia e della natura sono fuori fase. Questo divario è alla base della crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Per poter ripristinare una nuova alleanza tra l'uomo e la natura è necessario imparare a osservare il comportamento generale e l'evoluzione dei sistemi reali a partire dai sistemi umani e dalle loro relazioni con il territorio e l'ambiente. La fisica evolutiva è la scienza che studia la formazione di strutture viventi e la loro evoluzione in una realtà dinamica e variabile. Lo scopo è quello di promuovere una nuova forma di approccio operativo allo studio dei sistemi urbani. Le scienze evolutive rappresentano uno strumento teorico decisivo per aprire nuove prospettive di sviluppo delle città contemporanee in un'ottica di sostenibilità. Per descrivere teorie e tecniche, gli autori propongono uno sguardo transdisciplinare. E così, accanto a reazioni chimiche oscillanti e architetture, troviamo passi letterari, allestimenti d'arte, città invisibili, fiocchi di neve e tempeste tropicali.
Le città di oggi sono spesso “mega-città-regione” policentriche. Sulla scia del modello anglosassone è stato possibile realizzare degli “activity-center” attorno ai nodi del trasporto pubblico che hanno de-spazializzato la percezione del “Confine” di una città.
Ma le città sono sempre più insostenibili. Diventano fondamentali nuove forme di urbanizzazione che la teoria della complessità ci può insegnare.
Quello che possiamo fare è imparare dalle buone pratiche, imparare l’uno dall’altro (ad esempiotransition towns in Uk, oppure Friburgo città più sostenibile d’Europa, ecc.).
Ma c’è bisogno di ricerca pratica, che compari le città a scala mondiale; esamini le buone pratiche; guardi ai modi di attuazione di queste buone pratiche, alle modalità utilizzate, a quali risorse economiche.
E, soprattutto, si ponga la questione cruciale:
Sino a che punto è possibile esportare con successo le buone pratiche di una certa città, di un certo paese, di un certo continente, in un altro? In altre parole, come è possibile ricostruire i propri successi e imparare da quelli degli altri – oltre che, occasionalmente, come va detto, dagli errori propri e altrui?
I tempi della tecnologia e della natura sono fuori fase. Questo divario è alla base della crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Per poter ripristinare una nuova alleanza tra l'uomo e la natura è necessario imparare a osservare il comportamento generale e l'evoluzione dei sistemi reali a partire dai sistemi umani e dalle loro relazioni con il territorio e l'ambiente. La fisica evolutiva è la scienza che studia la formazione di strutture viventi e la loro evoluzione in una realtà dinamica e variabile. Lo scopo è quello di promuovere una nuova forma di approccio operativo allo studio dei sistemi urbani. Le scienze evolutive rappresentano uno strumento teorico decisivo per aprire nuove prospettive di sviluppo delle città contemporanee in un'ottica di sostenibilità. Per descrivere teorie e tecniche, gli autori propongono uno sguardo transdisciplinare. E così, accanto a reazioni chimiche oscillanti e architetture, troviamo passi letterari, allestimenti d'arte, città invisibili, fiocchi di neve e tempeste tropicali.
Al riguardo, ecco l'opinione di Marcella Messina, che al CE.R.CO (Centro di ricerca sull'antropologia e l'epistemologia della complessità) di Bergamo sta facendo un dottorato proprio sull'argomento:
Le città di oggi sono spesso “mega-città-regione” policentriche. Sulla scia del modello anglosassone è stato possibile realizzare degli “activity-center” attorno ai nodi del trasporto pubblico che hanno de-spazializzato la percezione del “Confine” di una città.
Ma le città sono sempre più insostenibili. Diventano fondamentali nuove forme di urbanizzazione che la teoria della complessità ci può insegnare.
Quello che possiamo fare è imparare dalle buone pratiche, imparare l’uno dall’altro (ad esempio
Ma c’è bisogno di ricerca pratica, che compari le città a scala mondiale; esamini le buone pratiche; guardi ai modi di attuazione di queste buone pratiche, alle modalità utilizzate, a quali risorse economiche.
E, soprattutto, si ponga la questione cruciale:
Sino a che punto è possibile esportare con successo le buone pratiche di una certa città, di un certo paese, di un certo continente, in un altro? In altre parole, come è possibile ricostruire i propri successi e imparare da quelli degli altri – oltre che, occasionalmente, come va detto, dagli errori propri e altrui?
venerdì 10 ottobre 2008
matematica frattale, aggrovigliata, irregolare ... complessa!
I frattali sono figure geometriche caratterizzate dal ripetersi sino all’infinito di uno stesso motivo su scala sempre più ridotta. Si dice che la parte é nel tutto e il tutto é nella parte. Tagliare in due parti un frattale non é come tagliare in due parti una fotografia: se nel secondo caso, come sappiamo, avremo metá immagine da una parte e metá dall’altra, nel caso del frattale in entrambe le metá avremo un’immagine molto simile a quella originale, pur se di dimensioni piú piccole. Infinito ripetersi di uno stesso motivo su scala sempre piú ridotta. Pensate alle spirali. O guardate frattali come questi.
Alla base di queste figure che sembrano estremamente complesse, irregolari, aggrovigliate, vi sono formule molto semplici, solo iterate all’infinito. Secondo Chris Langton, dell’Istituto di Santa Fe: «La scienza della complessità ci insegna che la complessità che vediamo nel mondo è il risultato di una semplicità nascosta».
La matematica dei frattali é pertanto semplice e l’aspetto piú sorprendente é che la complessitá nasce dalla semplicitá. I frattali possono essere generati da algoritmi (la meccanica ripetizione di certe sequenze di calcoli) e, per di più, da algoritmi molto semplici.
Ad esempio, il noto Mandelbrot set (di seguito rappresentato), suggestivo tanto da sembrare una valle dei cavallucci marini o una valle di proboscidi di elefanti, emerge dall’iterazione della semplice formula: Z futuro = Zquadro attuale + C (Z e C sono numeri complessi).
La matematica dei frattali é pertanto semplice e l’aspetto piú sorprendente é che la complessitá nasce dalla semplicitá. I frattali possono essere generati da algoritmi (la meccanica ripetizione di certe sequenze di calcoli) e, per di più, da algoritmi molto semplici.
Ad esempio, il noto Mandelbrot set (di seguito rappresentato), suggestivo tanto da sembrare una valle dei cavallucci marini o una valle di proboscidi di elefanti, emerge dall’iterazione della semplice formula: Z futuro = Zquadro attuale + C (Z e C sono numeri complessi).
Spesso pensiamo alla matematica come a fredde formule su un libro di testo da mandare giú a memoria. Dimostrazioni, passaggi logici fino ad arrivare all’agognato CVD (Come Volevasi Dimostrare). Che fatica arrivare al CVD a volte, tanto che era una soddisfazione unica scriverlo, dopo pagine e pagine di calcoli, a caratteri cubitali, sottolineato, imposto. Ma la matematica frattale non é solo una costruzione artificiale fine a se stessa. É invece un mezzo per descrivere molte forme presenti in natura. È la forma delle nuvole, degli alberi, dei fiori, del mare che si infrange sugli scogli. Guardate solo alcuni dei frattali presenti in natura.
Non solo. Anche in fisiologia umana ricorrono molte forme frattali. Guardate questo disegno di Leonardo da Vinci raffigurante alcuni organi umani.
E poi lo sviluppo del feto sembra seguire una dinamica frattale e questa matematica è anche applicata allo studio dei tumori . Si è scoperto, infatti, che nell’organismo colpito da tale patologia tendono a formarsi vasi sanguigni che nutrono le cellule tumorali. Riuscire a fermare tale fenomeno può voler dire sconfiggere la malattia. Ebbene, recenti studi stanno dimostrando che lo sviluppo di tali vasi sanguigni può essere misurato con l’applicazione della matematica frattale.Quindi, la matematica non é necessariamente astrazione, freddezza, fatiche inimmaginabili per l’agognato CVD. Vi é anche una matematica semplice che dá luogo a forme complesse, aggrovigliate e irregolari, e soprattutto presenti in natura, ovunque attorno a noi. Basta aprire gli occhi. Non vedremo coni, sfere, cerchi, ma frattali ramificati.
mercoledì 8 ottobre 2008
é il momento...
Quando si tocca il fondo, ammesso che lo si sia toccato.
E' il momento di ripartire, di metterci il massimo dell'impegno. Di mettersi in gioco, consapevoli che possiamo dire la nostra. Fare il cammino e cercare di dargli un senso raccontandolo.
E' il momento di educare alla complessitá.
E' il momento di ripartire, di metterci il massimo dell'impegno. Di mettersi in gioco, consapevoli che possiamo dire la nostra. Fare il cammino e cercare di dargli un senso raccontandolo.
E' il momento di educare alla complessitá.
giovedì 2 ottobre 2008
nuovi leader cercansi
Stamattina sentivo alla radio le ultime sul muro contro muro tra Confindustria e CGIL. E fino a qualche giorno fa riflettevo sul capitolo Alitalia.
E la riflessione che mi sorgeva era che questo muro contro muro é esattamente la cultura dell'or. O con me o contro di me. E' figlia del pensiero analitico.
Certo, lo sappiamo tutti che gli interessi sono spesso contrastanti. Lo sappiamo quando vogliamo massimizzare il nostro risultato e questo inevitabilmente va a scapito di qualcuno o qualcosa. Peró il problema é proprio questo. La logica del massimizzare.
La visione ispirata dalla complessitá é un'altra. E' la logica della sostenibilitá di lungo termine del sistema in co-evoluzione con il proprio ambiente. E' la logica del tutto maggiore della somma delle parti, win-win. Cultura dell'and.
La mia riflessione era questa. Avremmo bisogno di nuovi leader. Non necessariamente un ricambio generazionale, tanti giovani prosperano ancora in quel tipo di cultura. Ma un ricambio culturale, nuovi leader sistemici, figli dell'apertura della rete e non della chiusura della piramide. Ce n'é sempre piú bisogno, credo.
E la riflessione che mi sorgeva era che questo muro contro muro é esattamente la cultura dell'or. O con me o contro di me. E' figlia del pensiero analitico.
Certo, lo sappiamo tutti che gli interessi sono spesso contrastanti. Lo sappiamo quando vogliamo massimizzare il nostro risultato e questo inevitabilmente va a scapito di qualcuno o qualcosa. Peró il problema é proprio questo. La logica del massimizzare.
La visione ispirata dalla complessitá é un'altra. E' la logica della sostenibilitá di lungo termine del sistema in co-evoluzione con il proprio ambiente. E' la logica del tutto maggiore della somma delle parti, win-win. Cultura dell'and.
La mia riflessione era questa. Avremmo bisogno di nuovi leader. Non necessariamente un ricambio generazionale, tanti giovani prosperano ancora in quel tipo di cultura. Ma un ricambio culturale, nuovi leader sistemici, figli dell'apertura della rete e non della chiusura della piramide. Ce n'é sempre piú bisogno, credo.
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