lunedì 13 ottobre 2008

complecittá

Spunto di questo post é il libro da poco pubblicato Cittá fuori dal caos, di Enzo Tiezzi e Roberto Pulselli. Di seguito la quarta di copertina.

I tempi della tecnologia e della natura sono fuori fase. Questo divario è alla base della crisi ambientale globale che stiamo vivendo. Per poter ripristinare una nuova alleanza tra l'uomo e la natura è necessario imparare a osservare il comportamento generale e l'evoluzione dei sistemi reali a partire dai sistemi umani e dalle loro relazioni con il territorio e l'ambiente. La fisica evolutiva è la scienza che studia la formazione di strutture viventi e la loro evoluzione in una realtà dinamica e variabile. Lo scopo è quello di promuovere una nuova forma di approccio operativo allo studio dei sistemi urbani. Le scienze evolutive rappresentano uno strumento teorico decisivo per aprire nuove prospettive di sviluppo delle città contemporanee in un'ottica di sostenibilità. Per descrivere teorie e tecniche, gli autori propongono uno sguardo transdisciplinare. E così, accanto a reazioni chimiche oscillanti e architetture, troviamo passi letterari, allestimenti d'arte, città invisibili, fiocchi di neve e tempeste tropicali.

Al riguardo, ecco l'opinione di Marcella Messina, che al CE.R.CO (Centro di ricerca sull'antropologia e l'epistemologia della complessità) di Bergamo sta facendo un dottorato proprio sull'argomento:

Le città di oggi sono spesso “mega-città-regione” policentriche. Sulla scia del modello anglosassone è stato possibile realizzare degli “activity-center” attorno ai nodi del trasporto pubblico che hanno de-spazializzato la percezione del “Confine” di una città.
Ma le città sono sempre più insostenibili. Diventano fondamentali nuove forme di urbanizzazione che la teoria della complessità ci può insegnare.

Quello che possiamo fare è imparare dalle buone pratiche, imparare l’uno dall’altro (ad esempio
transition towns in Uk, oppure Friburgo città più sostenibile d’Europa, ecc.).

Ma c’è bisogno di ricerca pratica, che compari le città a scala mondiale; esamini le buone pratiche; guardi ai modi di attuazione di queste buone pratiche, alle modalità utilizzate, a quali risorse economiche.

E, soprattutto, si ponga la questione cruciale:
Sino a che punto è possibile esportare con successo le buone pratiche di una certa città, di un certo paese, di un certo continente, in un altro? In altre parole, come è possibile ricostruire i propri successi e imparare da quelli degli altri – oltre che, occasionalmente, come va detto, dagli errori propri e altrui?

2 commenti:

Loris G. Navoni ha detto...

Sino a l'altro ieri considerazioni sulla sostenibilità, sull'evoluzione della società, sull'approccio solidaristico non sono che raramente usciti dall'ambito del volontariato e del politico ( scarsamente gli studi sociali, a mio parere, hanno inciso su quest'ultimo, mentre sono stati efficaci per creare una cultura volontaristica matura).
SOno contento che l'approccio scientifico sia in grado ora di analizzare "nel suo complesso" ;-) i fenomeni sociali e che divulgatori come te e De Biase e altri, grazie anche alla rete, diffondano le idee.
Grazie.

Unknown ha detto...

grazie dei complimenti e dell'accostamento a un divulgatore come Luca De Biase..
in questo cambiamento bisogna crederci... bisogna viverlo e cercare di realizzarlo in tutto quello che siamo chiamati a fare...
io cerco di esprimerlo anche tramite questo blog e mi rende felice sapere che puó essere uno strumento utile per spostare l'attenzione verso questo nuovo approccio