venerdì 9 gennaio 2009

after dark

In queste vacanze natalizie sono riuscito a leggere due romanzi, di cui voglio parlare brevemente. Iniziando dal secondo, che é quello che mi ha colpito di piú, stregandomi nei suoi meandri.

After dark, dello scrittore giapponese Murakami. Forse non ho usato l'approccio giusto con questo libro. L'ho divorato voracemente, ma forse meritava di essere assaporato dolcemente. Ma non é stata colpa mia. E' stato l'incantesimo che, in casi fortunati, solo tra libro e lettore si riesce a creare.

Una notte, una sola notte a Tokyo. Le ore scandiscono il procedere dei capitoli. Tutto in una notte. In cui si muovono, si incontrano, si scontrano, si accarezzano... una ragazzina introversa, sua sorella che si trova in un apparente stato vegetativo, un musicista jazz pieno di sogni, la gestrice di un love hotel ex campionessa di lotta femminile, un informatico che lavora fino al mattino successivo, una prostituta cinese diciannovenne.

Una notte, si diceva. Una notte in cui le luci non mancano, in cui le luci sono innanzitutto questi personaggi, che dall'incontro riescono, come il laser in cui emerge un'onda coerente, ad illuminare l'oscuritá che li avvolge. Buio e luce in compresenza, una notte che non esiste senza il giorno e viceversa.

E una cittá, Tokyo, descritta con vividezza impareggiabile da Murakami. Sembra di essere lí. Sembra di vedere, dal vero, un film, con la telecamera che viene magistralmente spostata per farci cambiare prospettiva, angolazione, punto di vista. Molto spesso vediamo Tokyo dall'alto, auto-organizzata come un animale che vive di vita propria, in cui gli individui, pur mantenendo la propria individualitá, contribuiscono a creare il sistema cittá.

Qui, gli opposti convivono. Di buio e luce si é giá detto. E poi, in tutto il romanzo, sogno e realtá, semi-sogno o semi-realtá, confini sfumati e vertigini e brividi. Effetto di straniamento nitidamente descritto nei minimi particolari. Orlo del caos, diremmo noi...

Meritava maggior dolcezza. Murakami mi scuserá se l'ho divorato voracemente. Non avevo altra scelta.

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