L’altro romanzo che ho letto é stato La persecuzione del rigorista, scritto da Luca Ricci ed edito da Einaudi nel 2008. Non conoscevo Luca Ricci, ma la copertina (una porta di calcio dipinta sul muro di un oratorio) e la quarta mi hanno attratto. Uno di quei casi in cui non conosci né l’autore né il libro, ma li trovi sulla tua strada e non puoi dire loro di no.
Uno sperduto paesino dell’Appennino, dove il solo piacere concesso dal Signore é la squadra di calcio dilettanti della zona. Una squadra con i fiocchi, viste le dimensioni del paese. E in cui milita un centravanti che sembra non abbia mai sbagliato un calcio di rigore. Mai, nemmeno uno. Né una bella parata del portiere, né un palo o una traversa, né un pallone calciato alle stelle. Perfezione.
E questo é l’unico aspetto trascendente di tutto il romanzo. L’unico che si eleva. Ad esso, cristallino, vengono contrapposte le meschinitá, le piccolezze, le ambizioni, le lotte di potere dei personaggi, che Ricci descrive con linguaggio volutamente altrettanto secco, senza fronzoli, voli pindarici.
L’effetto prende allo stomaco, in un susseguirsi in cui si aspetta sempre il lieto evento, la svolta, che sembra invece non arrivare mai. In questo, é un libro a suo modo violento.
2 commenti:
"il più bel romanzo italiano degli ultimi tempi..." ricordo di aver letto un commento del genere, su qualche rivista, a proposito de La persecuzione del rigorista (Einaudi, 2008)... infatti l'ho messo nel carrello e ho cliccato.. poi è arrivato, l'ho preso e l'ho letto, arrivando, a fatica, a finirlo (forse pure saltando... orrore puro per un lettore degno di tale nome!) e poi mi sono chiesto: ma... chi scrive questi giudizi, quando poi è a casa, da solo con la sua coscienza, non prova un terribile rimorso, un risentimento, un pungolo dell'anima... (oppure, ahimé, ci crede davvero..!)
E dire che ho accumulato diversi acquisti negli ultimi mesi... sullo scaffale ho Yates e Malamud, Ballard e DeLillo ancora intonsi... eppure continuo a cadere nell'inghippo del nuovo che avanza... della recensione ammiccante che inganna... è la terza o quarta volta che mi capita... e sono troppe per chi, come me, ama molto le storie, da ascoltare e da raccontare...
Diversamente da quanto accade solitamente a tavola - ma il cibo dell'anima è necessario tanto quanto quello organico! - è davvero possibile cibarsi di sole prelibatezze... o, almeno, mangiare la cicoria quando davvero non rimane più niente... insomma, come diceva il poeta, 'conosco il meglio ed al peggior mi appiglio'... ed io ho accantonato un Philip Roth d'annata per leggere Luca Ricci... e più passa il tempo e più mi pento e mi dolgo...
ricordo che trattenevo il respiro mentre aspettavo quello che tu chiami la svolta, il lieto evento. Anche quando mi sembrava di intravedere nei comportamenti del protagonista una piccolissima (inconsapevole) buona azione, ho dovuto ricredermi. Il male, quando è fatto per il piacere in sè e non per ricavarne un vantaggio, e doppiamente inquietante.
Ho letto il libro tutto d'un fiato, l'ho consigliato e anche adesso un mio amico sta leggendo la mia copia presa in prestito. Il libro mi è piaciuto molto e sono contenta di aver scoperto l'autore (ringrazio L'Espresso per questo). Per descrivere il male in questo modo, ci vuole talento.
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