Da alcuni mesi sto lavorando a un business plan, insieme a
mia moglie. Ho una prima idea del concept, del target di riferimento, degli
elementi di differenziazione rispetto alla concorrenza, del modello di
business, delle proiezioni economico-finanziarie. Credo sia giunto il momento di
dischiuderlo, condividerlo. Chiunque fosse interessato a fornire spunti o a
collaborare alla realizzazione si faccia avanti. C’è
bisogno di menti, braccia e cuori.
L’IDEA IMPRENDITORIALE
Una serie di centri dotati di macchine per la lavorazione
del legno, del metallo, della carta, di stampanti 3D e laser cutters, che, sulla base delle prime esperienze dei makerspace americani, sia in grado di
fornire risposte mirate ai bisogni degli artigiani, hobbisti e creativi
italiani ed europei.
I centri sono organizzati sul modello della palestra:
l’utilizzatore acquista un abbonamento mensile o annuale, oppure un ingresso
singolo, e in cambio può accedere agli spazi e alle macchine per lavorare ai
suoi progetti (la riparazione di un oggetto, la costruzione di un prototipo,
ecc.).
Un luogo dove i nuovi
creativi possano fare lavoro, ma soprattutto relazione. Un luogo dove il
sapere incontra il saper fare, dove vengono insegnati i mestieri che sembravano
scomparsi (falegnameria, cucitura, ecc.) ma anche le competenze d’avanguardia come
le nuove produzioni digitali basate su file 3D che vengono stampati sul posto.
Un luogo per ritrovare la voglia di fare con le proprie
mani, insieme agli altri. Una palestra per innovatori, ecco tutto.
BACKGROUND
Numerosi centri di
questo tipo - noti come makerspace, fablab o hackerspace - stanno nascendo in tutto il mondo, sulla base della
crescente importanza del movimento dei makers
e anche alla luce di proiezioni di crescita che vedono, per esempio, il
mercato delle stampanti 3D trasformarsi in un’industria globale. Secondo le
ultime stime il settore raggiungerà un giro di affari superiore ai 6 miliardi
di dollari entro il 2019.
La catena americana dei TechShop rappresenta al momento l’unico vero esempio di successo. Da un punto di vista
imprenditoriale resta da capire se questi centri possano avere un modello di
business sostenibile e in grado di generare profitti (gli investimenti iniziali
sono piuttosto elevati). Inoltre, va ricercata una via italiana ed europea, distinta
rispetto a quella americana.
LA SITUAZIONE ITALIANA
In Italia stanno
nascendo alcune iniziative, come la prima delle Officine Arduino inaugurata a Torino sulla
scia della felice esperienza di Arduino. Sembra però che le
istituzioni non ne percepiscano l’urgenza e ritengano che si possa ancora
aspettare. Eppure, il tessuto produttivo italiano e quello del Nord-Est in
particolare è composto principalmente da piccole imprese e lavoratori autonomi
specializzati che non sono in grado di permettersi una formazione continua
autonoma. Potrebbero tornare a essere più competitivi se avessero la
possibilità di accesso a questo tipo di infrastrutture.
Dobbiamo e vogliamo trovare una via nostra,
una via italiana ed europea che a nostro avviso non è quella mastodontica e
pesante dei makerspace americani, sia
in termini dimensionali che di valori comunicati. Gli elementi distintivi non
possono essere l’ampiezza dei locali e del parco macchine, bensì i corsi e gli
eventi, il supporto e la consulenza basati su una rete estesa di fornitori
locali. I nostri centri devono avere una loro identità molto chiara, elegante e
contemporanea, perché il lavoro manuale ha oggi più che mai la dignità che
negli anni sembrava avere smarrito.
PIANO DI SVILUPPO
Si prevede di partire in fase beta con un
centro di dimensioni contenute a Udine. Sulla base di questa prima esperienza
si prevede di raffinare ulteriormente l’idea imprenditoriale e il modello di
business e si pianifica di crescere grazie a un modello misto basato su centri
di proprietà e in franchising, inizialmente in Italia e in seguito anche
all’estero.
Leggete, rileggete, cercate su internet e, se ne avete voglia, contattatemi.
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