venerdì 20 dicembre 2013
mercoledì 18 dicembre 2013
il babbo natale dello startupper
Il progetto imprenditoriale di cui ho gia' parlato in questo blog sta prendendo corpo.
Ho avuto l'occasione di presentarlo all'Assessore all'Innovazione del Comune di Udine, Gabriele Giacomini, e all'Assessore alle Attivita' Produttive della Provincia di Udine, Leonardo Barberio. Ho avuto incoraggiamenti e ipotesi di sinergie da concretizzare nei mesi a venire.
Guardiamo al 2014 con fiducia ed entusiasmo.
Chiediamo a Babbo Natale qualche moneta per partire e il coraggio di rischiare.
Anin, varin fortune.
Ho avuto l'occasione di presentarlo all'Assessore all'Innovazione del Comune di Udine, Gabriele Giacomini, e all'Assessore alle Attivita' Produttive della Provincia di Udine, Leonardo Barberio. Ho avuto incoraggiamenti e ipotesi di sinergie da concretizzare nei mesi a venire.
Guardiamo al 2014 con fiducia ed entusiasmo.
Chiediamo a Babbo Natale qualche moneta per partire e il coraggio di rischiare.
Anin, varin fortune.
martedì 26 novembre 2013
la piazza che si fa innovazione
Forse non e' un caso che sia arrivato ai makerspaces, i FabLab e in generale tutti quei luoghi di aggregazione (perche' tali sono) dove si condivide una passione.
La condivisione e' uno dei principi della complessita'. Ce l'ha insegnato il principio ologrammatico: la parte e' nel tutto, il tutto e' nella parte.
Oggi c'e' sempre piu' bisogno di senso. Oggi che i grandi racconti sono finiti, e i punti di riferimento sono stati, a torto o a ragione, screditati. C'e' bisogno di comunita' che si incontrano in luoghi fisici, dove fare lavoro, ma soprattutto relazione.
E allora si sviluppano in maniera disordinata (tipico delle prime fasi, prima della regolamentazione e della selezione naturale) luoghi come i TechShop, The Hub o Talent Garden.
E' la piazza contemporanea. Fisica, reale, ma in grado di estendersi globalmente alla rete.
Ed e' la piazza che si fa business, innovazione vera, dato che le aziende non la fanno, non ce la possono fare, per loro natura.
Che poi si tratti di riunire artigiani tecnologici, smanettoni e bricoleur come nel caso dei TechShop e dei FabLab o creativi, designer, artisti e startupper come nel caso di The Hub o Talent Garden poco importa.
Anzi, io credo che vadano creati dei luoghi dove tutti questi attori possano ritrovarsi. E' questo il mio progetto.
#startup #nordest
La condivisione e' uno dei principi della complessita'. Ce l'ha insegnato il principio ologrammatico: la parte e' nel tutto, il tutto e' nella parte.
Oggi c'e' sempre piu' bisogno di senso. Oggi che i grandi racconti sono finiti, e i punti di riferimento sono stati, a torto o a ragione, screditati. C'e' bisogno di comunita' che si incontrano in luoghi fisici, dove fare lavoro, ma soprattutto relazione.
E allora si sviluppano in maniera disordinata (tipico delle prime fasi, prima della regolamentazione e della selezione naturale) luoghi come i TechShop, The Hub o Talent Garden.
E' la piazza contemporanea. Fisica, reale, ma in grado di estendersi globalmente alla rete.
Ed e' la piazza che si fa business, innovazione vera, dato che le aziende non la fanno, non ce la possono fare, per loro natura.
Che poi si tratti di riunire artigiani tecnologici, smanettoni e bricoleur come nel caso dei TechShop e dei FabLab o creativi, designer, artisti e startupper come nel caso di The Hub o Talent Garden poco importa.
Anzi, io credo che vadano creati dei luoghi dove tutti questi attori possano ritrovarsi. E' questo il mio progetto.
#startup #nordest
sabato 28 settembre 2013
idee per una startup
Da alcuni mesi sto lavorando a un business plan, insieme a
mia moglie. Ho una prima idea del concept, del target di riferimento, degli
elementi di differenziazione rispetto alla concorrenza, del modello di
business, delle proiezioni economico-finanziarie. Credo sia giunto il momento di
dischiuderlo, condividerlo. Chiunque fosse interessato a fornire spunti o a
collaborare alla realizzazione si faccia avanti. C’è
bisogno di menti, braccia e cuori.
L’IDEA IMPRENDITORIALE
Una serie di centri dotati di macchine per la lavorazione
del legno, del metallo, della carta, di stampanti 3D e laser cutters, che, sulla base delle prime esperienze dei makerspace americani, sia in grado di
fornire risposte mirate ai bisogni degli artigiani, hobbisti e creativi
italiani ed europei.
I centri sono organizzati sul modello della palestra:
l’utilizzatore acquista un abbonamento mensile o annuale, oppure un ingresso
singolo, e in cambio può accedere agli spazi e alle macchine per lavorare ai
suoi progetti (la riparazione di un oggetto, la costruzione di un prototipo,
ecc.).
Un luogo dove i nuovi
creativi possano fare lavoro, ma soprattutto relazione. Un luogo dove il
sapere incontra il saper fare, dove vengono insegnati i mestieri che sembravano
scomparsi (falegnameria, cucitura, ecc.) ma anche le competenze d’avanguardia come
le nuove produzioni digitali basate su file 3D che vengono stampati sul posto.
Un luogo per ritrovare la voglia di fare con le proprie
mani, insieme agli altri. Una palestra per innovatori, ecco tutto.
BACKGROUND
Numerosi centri di
questo tipo - noti come makerspace, fablab o hackerspace - stanno nascendo in tutto il mondo, sulla base della
crescente importanza del movimento dei makers
e anche alla luce di proiezioni di crescita che vedono, per esempio, il
mercato delle stampanti 3D trasformarsi in un’industria globale. Secondo le
ultime stime il settore raggiungerà un giro di affari superiore ai 6 miliardi
di dollari entro il 2019.
La catena americana dei TechShop rappresenta al momento l’unico vero esempio di successo. Da un punto di vista
imprenditoriale resta da capire se questi centri possano avere un modello di
business sostenibile e in grado di generare profitti (gli investimenti iniziali
sono piuttosto elevati). Inoltre, va ricercata una via italiana ed europea, distinta
rispetto a quella americana.
LA SITUAZIONE ITALIANA
In Italia stanno
nascendo alcune iniziative, come la prima delle Officine Arduino inaugurata a Torino sulla
scia della felice esperienza di Arduino. Sembra però che le
istituzioni non ne percepiscano l’urgenza e ritengano che si possa ancora
aspettare. Eppure, il tessuto produttivo italiano e quello del Nord-Est in
particolare è composto principalmente da piccole imprese e lavoratori autonomi
specializzati che non sono in grado di permettersi una formazione continua
autonoma. Potrebbero tornare a essere più competitivi se avessero la
possibilità di accesso a questo tipo di infrastrutture.
Dobbiamo e vogliamo trovare una via nostra,
una via italiana ed europea che a nostro avviso non è quella mastodontica e
pesante dei makerspace americani, sia
in termini dimensionali che di valori comunicati. Gli elementi distintivi non
possono essere l’ampiezza dei locali e del parco macchine, bensì i corsi e gli
eventi, il supporto e la consulenza basati su una rete estesa di fornitori
locali. I nostri centri devono avere una loro identità molto chiara, elegante e
contemporanea, perché il lavoro manuale ha oggi più che mai la dignità che
negli anni sembrava avere smarrito.
PIANO DI SVILUPPO
Si prevede di partire in fase beta con un
centro di dimensioni contenute a Udine. Sulla base di questa prima esperienza
si prevede di raffinare ulteriormente l’idea imprenditoriale e il modello di
business e si pianifica di crescere grazie a un modello misto basato su centri
di proprietà e in franchising, inizialmente in Italia e in seguito anche
all’estero.
Leggete, rileggete, cercate su internet e, se ne avete voglia, contattatemi.
Etichette:
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innovazione,
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makerspace,
startup
giovedì 30 maggio 2013
cinquantacinque chilometri
Bicizen ha pubblicato un mio racconto intitolato Cinquantacinque chilometri.
Parla di treno e di bici, e soprattutto di tempo guadagnato.
Potete leggerlo qui.
Parla di treno e di bici, e soprattutto di tempo guadagnato.
Potete leggerlo qui.
mercoledì 24 aprile 2013
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